Continuano le attività di soccorso coordinate dal centro nazionale di ricerca e soccorso marittimo della guardia costiera, nelle acque del Mediterraneo centrale. “Durante la notte appena trascorsa e sino ad ora, dal solo flusso tunisino, sono state soccorse ben 35 imbarcazioni che hanno portato al salvataggio di circa 1.200 persone, tutte sbarcate a Lampedusa”, rende noto la guardia Costiera.

Sono tre i naufragi, su cui hanno operato assetti italiani della guardia costiera e della guardia di finanza. “Il primo verificatosi nelle acque SAR italiane (a circa 20 miglia dall’isola di Lampedusa) da cui risultano disperse 3 persone; il secondo, in acque SAR maltesi, i cui superstiti segnalano circa 20 dispersi; il terzo, anch’esso in area maltese, su cui non si registrano dispersi anche se uno dei naufraghi è stato recuperato privo di vita -si apprende dalla Guardia Costiera- Al momento risultano essere complessivamente presenti in mare ancora una ventina di imbarcazioni. Nell’area delle operazioni sono impiegati, sotto il coordinamento SAR del Centro Nazionale della Guardia Costiera (IMRCC), assetti aerei e navali della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza, di Frontex e una unità ONG”.

Procura di Agrigento apre inchiesta

Intanto, la Procura di Agrigento, con il reggente Salvatore Vella, ha aperto un’inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato dopo che è stato sbarcato a molo Favarolo di Lampedusa il cadavere di un giovane migrante.

Quaranta le persone che sono state salvate, durante la notte nel primo naufragio, in area Sar italiana, dal peschereccio tunisino “Mohamed Amine” che ha recuperato anche il cadavere. Vi sarebbero circa 14 dispersi nel naufragio e sono ancora in corso le ricerche.

I sopravvissuti verranno ascoltati dai poliziotti della squadra mobile della questura di Agrigento che cercheranno di ricostruire cosa sia effettivamente accaduto in quegli attimi e perché il barchino si è ribaltato ed è colato a picco.