La rabbia degli sfollati a Ravanusa si riversa su Matteo Salvini. “Vogliamo le nostre case”, “No alla demolizione selvaggia”. Lungo il perimetro di via Trilussa, a Ravanusa, dove l’11 dicembre scorso sono scoppiate le tubature del gas e sono morte 10 persone, gli sfollati hanno appeso manifesti con queste scritte e stampati della Trinacria. “Non fiori, ma opere di bene” hanno continuato a ripetere alcuni degli sfollati che hanno atteso l’arrivo di Matteo Salvini. Il leader della Lega al suo arrivo ha deposto una corona di fiori sul luogo della strage. Nell’area ci sono ancora macerie ed è transennata.

“Salvini usa ferita per voto”

“Si doveva risparmiare agli sfollati e alle vittime della tragedia questa mortificazione senza precedenti. Dopo l’11 dicembre, il governo nazionale non ha dichiarato lo stato di emergenza e nessun soldo è giunto a Ravanusa. Non comprendiamo il senso di questo gesto che valutiamo speculativo, di bassa lega”. Lo ha detto l’avvocato Silvia Sazio che difende gli sfollati che vogliono “rientrare nelle loro case rimaste integre dopo l’esplosione di via Trilussa” per una fuga di gas.

La parole al veleno: “Solo propaganda”

“Utilizzare una tragedia senza precedenti e una ferita ancora aperta, come quella che segnerà per sempre la storia di questa comunità – aggiunge la legale – ci sembra un atto vile e ignobile, da propaganda elettorale spicciola. Questa tragedia ha avuto un eco nazionale, quindi quale migliore occasione per Salvini per farsi propaganda? E’ un’occasione ghiotta anche per il nostro sindaco che ha permesso alla sofferenza di questa comunità di essere strumentalizzata”.

La situazione appesa ad un filo

Un gruppo di famiglie è contro il progetto del Comune e non vuole abbandonare la propria abitazione. Il 10 giugno si sono tenuti terranno i sopralluoghi dei tecnici nominati dalle famiglie che sono state sgomberate dopo l’esplosione e che ritengono che le loro case non debbano essere rase al suolo e che, anzi, potrebbero essere recuperate. Lo scorso 8 giugno se ne parlò anche a Casa Minutella con l’avvocato Silvia Sazio. Quelle famiglie insistono nel rientrare nelle loro abitazioni che, di fatto, non avrebbero avuto danni strutturali. I tecnici del Comune potrebbero “salvare” quelle case soltanto qualora venissero presentati i certificati di regolarità statica, agibilità e abitabilità. Incartamenti che i proprietari delle case non danneggiate non riescono ad avere perché quegli immobili si trovano in zona R4, ad alto rischio idrogeologico già dal 1908.

Articoli correlati