Due ragazzi maggiorenni hanno ricevuto la notifica di conclusione delle indagini, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, perché considerati coinvolti nel suicidio di una ragazza di 17 anni che si è suicidata poco meno di due anni dopo essere stata costretta a fare sesso di gruppo e filmare le scene. Le accuse sono formulate dalla procura di Palermo.

La ragazza suicida sopo due anni

La ragazza venne trovata morta alla Rupe Atenea dove si era lanciata nel vuoto. Prima di compiere l’estremo gesto aveva anche scritto un messaggio straziante sui social. “Nessuno di voi sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere da un periodo a questa parte… Quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando”. “Ho provato a conviverci e in alcuni momenti ci riuscivo così bene che me ne fregavo, ma dimenticarlo mai.. E allora ho pensato… Perché devo sopportare tutti i momenti no, Che pur fregandomene, sono abbastanza stressanti, se anche quando tutto va bene e come dico io, il mio pensiero è sempre là? Non sono una persona che molla, una persona debole, io sono prepotente, voglio cadere sempre in piedi e voglio sempre averla vinta, ma questa volta non posso lottare, perché non potrò averla vinta mai, come però non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così…”.

La ricostruzione della polizia

L’episodio risalirebbe al maggio del 2017, e la Polizia, dopo avere scartato alcune piste come, ad esempio, quella delle sette sataniche, è risalita ad alcuni video che immortalavano la diciassettenne, due anni prima, mentre faceva sesso di gruppo con quattro ragazzi, di cui due all’epoca minorenni. I quattro giovanissimi, secondo la procura di Palermo, avrebbero abusato delle sue condizioni d’inferiorità fisica e psichica “legata al consumo di sostanze alcoliche”. Alla ragazza sarebbe stato intimato di restare ferma e non si sarebbero fermati neppure davanti al suo espresso rifiuto avendo la quindicenne, sostiene l’accusa, pronunciato frasi dal contenuto inequivocabile. “Non voglio”, “non posso”, “mi uccido”, “no, ti prego.. mi sento male”.

Verso il rinvio a giudizio

I quattro ragazzi avrebbero abusato a turno della ragazza nonostante il suo chiaro dissenso, intanto la scena veniva filmata con il telefonino. L’accusa per i quattro giovani è di violenza sessuale di gruppo ai danni di minore e di produzione di materiale pedopornografico. Due le aggravanti contestate: l’avere realizzato i video con una minore di 16 anni e l’averlo commesso “in più persone riunite”. Il passo successivo potrebbe essere la richiesta di rinvio a giudizio.

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