Terzo sbarco nel giro di poche ore a Lampedusa. I migranti, 37 in tutto tra cui tre donne, sono approdati in nottata con un barcone a Cala palme, praticamente dentro il porto dell’isola.

Sono stati fermati dalla Guardia di finanza e dai carabinieri e accompagnati all’interno del centro di accoglienza hot spot dell’isola dove si trovavano gli altri extracomunitari giunti in precedenza.

Ieri quattordici migranti erano arrivati anche loro direttamente nel porto di Lampedusa a bordo di una piccola imbarcazione. Sono tutti tunisini. I carabinieri, anche in quel caso, li hanno accompagnati nell’hot spot dell’isola. In mattinata sempre della giornata di ieri ne erano arrivati altri 74.

Intanto questa mattina l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini torna sul nuovo avviso di garanzia ricevuto, ancora una volta, per aver impedito uno sbarco quando era ministro.

“Uso Unomattina per invitare i giudici ad andare avanti: ho voglia di andare in Tribunale ad Agrigento. Faccio un appello alla Procura, non vedo l’ora di venire da loro. Se difendere i confini è un reato annuncio che lo rifarò” ha detto in tv il leader della Lega, praticamente sfidando i giudici nel commentare proprio il fatto che sia indagato per sequestro di persona per la vicenda Open Arms.

Nel frattempo Salvini incassa un’altra archiviazione. Il tribunale dei Ministri, accogliendo la richiesta della Procura di Roma, ha archiviato l’indagine che lo vedeva indagato per abuso d’ufficio e rifiuto di atti di ufficio per la vicenda Alan Kurdi della ong Sea Eye del 3 aprile 2019. Archiviata anche la posizione del prefetto Matteo Piantedosi, capo di gabinetto del Viminale.

La nave della Ong tedesca soccorse al largo della Libia 64 migranti che si trovavano a bordo di un gommone. Dopo il “no” di Salvini allo sbarco, la nave, con a bordo donne e bambini, raggiunse il 13 aprile Malta e i migranti furono distribuiti tra Germania, Francia, Lussemburgo e Portogallo.

Ma la polemica sul tema non si ferma qui e si estende ai rimpatri. “Dall’inizio dell’anno sono stati 5.940 i migranti rimpatriati contro i 5.345 dello stesso periodo del 2018. Dal 5 settembre, data di insediamento del Governo, sono stati ben 1.304” ha detto nelle ultime ore il ministro dell’Interno attuale, Luciana Lamorgese, in audizione alla commissione Affari costituzionali della Camera. Il ministro, accreditata di essere una sorta di anti Salvini messa in quel posto proprio per imprimere un cambio di rotta, ha comunque parlato di “un tasso di rimpatri insufficiente che rischia di delegittimare il sistema europeo di contrasto all’immigrazione illegale. Sollecitiamo un’azione più intensa da parte dell’Europa su questo”.

Per intensificare l’efficacia dei rimpatri coattivi, ha proseguito, “conto nei prossimi mesi di potenziare il sistema dei Centri di permanenza per i rimpatri con una disponibilità ulteriore di oltre 300 posti attivando altre strutture (50 posti a Macomer, 150 a Gradisca d’Isonzo, 132 a Milano). Sono state anche avviate le attività per la realizzazione di altri centri per un totale di 160 posti (100 a Oppido Mamertina e 60 a Modena)”.

Infine è di nuovo picco di partenze dalle coste africane verso quelle siciliane. Le autorità maltesi hanno soccorso un barcone con a bordo 70 migranti, anche bambini fa sapere Alarm Phone, che ieri aveva sollecitato un intervento. E intanto l’Oim conta nel giro di 48 ore almeno nove imbarcazioni con oltre 600 migranti partite dalla Libia. In 300 sono sulle navi umanitarie Ocean Viking e Open arms in cerca di un porto.

Un picco di partenze, segnala l’organizzazione, che avviene mentre Tripoli e le aree vicine sono sottoposte ad alcuni dei più pesanti bombardamenti dall’avvio del conflitto ad aprile. Federico Soda, capo missione di Oim Libia, si dice “profondamente preoccupato per la sicurezza dei migranti che sono vulnerabili agli scontri, al traffico ed agli abusi mentre le condizioni di sicurezza si deteriorano ulteriormente. La Libia non è un porto sicuro; c’è bisogno di un meccanismo certo di sbarco per le persone che fuggono dalla violenza e dagli abusi”.

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