Si doveva chiamare Samuele il bimbo che portava in grembo Selene, l’infermiera trovata morta stamattina, assieme al marito e al suocero, sotto le macerie della palazzina crollata a Ravanusa per l’esplosione provocata dal gas del metanodotto.
Selene avrebbe partorito tra pochi giorni
“Non la conoscevo personalmente, abitavano a Campobello e io sono qui da due anni – dice don Filippo Barbera – Certo, è una vita stroncata sul nascere, Selene doveva partorire tra pochi giorni il piccolo Samuele: è una famiglia annientata. Dobbiamo continuare a pregare e a sperare”.
Otto mesi fa il matrimonio della coppia
I due si erano sposati otto mesi fa. Marito e moglie sono stati sepolti sotto le macerie di via Trilussa a Ravanusa, assieme a quello di Giuseppe, Pietro, Enza, Carmela, Gioachina, Calogero, Angelo e dell’altro Giuseppe, il più vecchio, quasi novant’anni.
Sepolto assieme al sorriso che doveva ancora esplodere, quello di suo figlio, che avrebbe iniziato a conoscere il mondo tra una settimana. Che non ha ancora un nome e non figurerà mai nell’elenco ufficiale dei morti e dei dispersi, ma è di fatto la decima vittima di questa tragedia siciliana, salvo un miracolo che chi scava da ore ancora aspetta e anzi è proprio quella speranza che gli da la forza di andare avanti.
Selene e Giuseppe non avrebbero dovuto trovarsi lì
Selene Pagliarello e Giuseppe Carmina, lei infermiera del pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio ad Agrigento lui operaio, neanche dovevano esserci in quell’appartamento.
Erano passati a salutare i genitori di lui, Angelo Carmina, 72 anni, e Maria Crescenza Zagarrio, 69, che tutti in paese chiamavano Enza. Angelo è ancora sotto le macerie mentre Enza l’hanno tirata fuori senza vita da quel groviglio di cemento, mattoni e pezzi di ferro.
Un saluto veloce prima di andare a cena fuori, in un sabato come tanti altri. Forse l’ultimo prima di partorire, visto che i nove mesi sarebbero scaduti la settimana prossima. Qualcuno, racconta il capo della protezione civile siciliana Salvo Codina, ha ipotizzato che Selene fosse in strada per una telefonata quando tutto è esploso. Ma per ora nessuno la trova.
Il sogno del matrimonio inseguito a lungo
E allora restano i suoi pensieri e le sue foto. Il post è dell’11 settembre del 2020 e racconta come il Covid abbia solo rimandato il suo sogno.
“Eccoci qui, a poche ore da quello che avevamo sempre sognato. Lo abbiamo immaginato, preparato nei minimi dettagli, abbiamo preparato con tanti sacrifici la nostra casa che è lì a guardarci e a dirci ‘aspetto voi’, eravamo pronti si ma qualcosa è andato storto. Avevamo immaginato un 2020 tutto rose e fiori e così è stato, un anno di cambiamenti tutti positivi, settembre doveva essere la ciliegina sulla torta ma così non sarà. Qualcuno da lassù ha deciso per noi qualcosa di speciale, qualcosa che va al di la delle nostre aspettative, come a dire il 2020 doveva essere l’anno di cambiamenti importanti ma non del vostro matrimonio. Il 12 settembre rimarrà sempre una data importante perché grazie a quella abbiamo costruito il nostro futuro. Dobbiamo solo pazientare un altro pò aspettando il 10 aprile 2021”. E quel giorno è arrivato, assieme al vestito bianco, al sorriso e al bouquet.
Pietro, Enza e Gioachina non ce l’hanno fatta
Sorrideva anche Pietro Carmina, nelle foto con gli occhiali inforcati sul naso. Era stato un buon professore, a sentire i suoi compaesani. Aveva insegnato storia e filosofia al liceo classico Ugo Foscolo di Canicattì, poi era stato anche preside prima di andare in pensione.
È scampato al Covid, anche, ma non all’esplosione: il suo corpo è con quello di Enza e quello di Gioachina Calogera Minacori all’obitorio. Lui viveva al civico 69, le due donne al 65; entrambe le palazzine sono state devastate dalla furia dell’onda d’urto e delle fiamme. Non c’è ancora traccia, invece, della moglie di Pietro, Carmela Sciabetta, 60 anni.
In Comune, dove era assistente sociale, ne parlano già al passato e con le lacrime agli occhi.
“Aveva un vocione, parlava sempre ad alta voce. Ma era una persona allegra, serena, solare”. Non si trovano neanche l’altro Giuseppe Carmina, 88 anni, l’unico che non abitava in via Trilussa ma in via Galilei, la strada perpendicolare all’epicentro dell’esplosione dove ci sono alcune case danneggiate, e Calogero Carmina, 59 anni, marito di Gioachina. I vigili del fuoco continueranno a cercarli per tutta la notte e finquando non avranno trovato tutti. Anche Selene, Giuseppe e il loro sogno spezzato.
“Vi auguriamo una lunga vita insieme” c’era scritto sulla torta nuziale. Non è stata lunga, ma sono ancora insieme.
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