Giusi Patti Holmes

Sono Giusi Patti Holmes, giornalista, scrittrice e, soprattutto, un affollato condominio di donne, bizzarre e diversissime tra loro, che mi coabitano. Il mio motto è: "Amunì, seguitemi".

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Quando parlo del “Grosso grasso patrimonio siculo” non penso solamente alla rinomata bellezza o alle bontà culinarie della nostra Isola ma, anche, a quegli uomini straordinari che l’hanno resa  famosa. Uno di questi è, sicuramente, Pippo Baudo, scomparso lo scorso 16 agosto all’età di 89 anni. Voglio iniziare con un aneddoto, che lui raccontava divertito: Io devo il mio successo a un cane, lo devo a Rin Tin Tin“.  Il 6 febbraio 1966, infatti, la bobina con la prevista puntata del telefilm americanoLe avventure di Rin Tin Tin” non era pervenuta e,  per tamponare quel buco, andò in onda una puntata pilota di “Settevoci” che, giudicata “intrasmettibile” dalle alte sfere Rai”, si rivelò, invece, il suo primo grande successo. I suoi numeri sono eccezionali: 60 anni di carriera, 13 festival di Sanremo e oltre 150 programmi, tra cui: Settevoci, Canzonissima, Domenica in, Fantastico, Gran Premio, Luna Park, Serata d’onore, Novecento, solo per citarne alcuni. Il Super Pippo nazionale, per noi orgoglio regionale, il re della Televisione, colui che l’ha innovata, mantenendo una liturgia fatta di signorilità, preparazione, eleganza, visione, conoscenza del potente mezzo che conduceva e che doveva educare con leggerezza gli spettatori alla bellezza, nonostante fosse da tempo lontano dal piccolo schermo, lascia un grande vuoto e una sensazione di stretta al cuore perché, per quelli della mia generazione, era come uno di famiglia, uno zio che bussava ed entrava nelle case con garbo, fermandosi a cena.

Questa l’ho inventata io

Come dimenticare: “Questa l’ho inventata io”, frase che pronunciava con un bel sorriso compiaciuto, “priato” diremmo in siciliano, per aver scoperto e dato la possibilità a tanti artisti di esprimersi e diventare grandi protagonisti dello spettacolo? Lui il talento lo fiutava, lo ammirava  e, generoso quale era, se ne circondava. Come ha detto Fiorello, lasciando la camera ardente, lui era un passo avanti a tutti, “perché Pippo era di più” e Piero Chiambretti, che lo aveva affiancato nel suo ultimo Sanremo, quello del 2008, chiamandolo “Pippo XIII, per il numero dei suoi Festival, l’ha definito: “Uomo dolce e di cultura, che lo aveva emozionato con quell’abbraccio alla sua mamma, di cui conosceva la difficile storia”. Grande persona, ancor prima di grande personaggio. Gigi D’Alessio, Alessandra Martinez, Tosca D’Aquino, Beppe Grillo, il Trio Solenghi-Marchesini-Lopez, Eros Ramazzotti, Barbara D’Urso, Andrea Bocelli, Giorgia, Irene Grandi, Syria, Gianluca Grignani, Anna Tatangelo, Lorella Cuccarini e molti altri, gli hanno sempre dimostrato grande gratitudine, l’unica fuori dal coro, l’americana Heather Parisi che, spocchiosa come al suo solito, ha affermato che col suo talento avrebbe sfondato comunque. Io, invece, penso che la sua “Ricchezza” sia stata quella di aver incontrato, in una discoteca romana, quel Miseria”, grande coreografo, che la introdusse alla corte di re Pippo, che ne seppe, e volle, mettere in luce le qualità.

In cosa si distingueva? 

Il mattatore siciliano, che si distingueva per un linguaggio elegante, ma semplice, per il tono caloroso, ma mai sguaiato, per l’ironia intelligente, ma mai tagliente, per il suo essere autorevole, ma mai autoritario, è stato un abilissimo sarto di haute “Culture” nel confezionare programmi che unissero l’alto e il basso, la cultura al varietà. La Sicilia con lui ha avuto una autorevole voce nazionale, capace di esportare il meglio della nostra identità, tanto da esser insignito, dal Presidente Mattarella, dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Il suo amore per la Sicilia

Nonostante abitasse a Roma, le sue radici erano ben piantate in Sicilia e, infatti, anche dopo la morte dei genitori, l’avvocato Giovambattista e la signora Innocenza, ritornava sempre nella sua Militello in Val di Catania. Pensate che, fino a dieci anni fa, votava nel suo comune, orgoglioso che fosse diventato il Borgo dei borghi  2025. I suoi compaesani raccontano che, non appena arrivava, scendeva tra la sua gente, amico tra gli amici, e si fermava a chiacchierare, forse, per far rivivere, attraverso i ricordi, il padre e la madre a cui era molto legato. L’attaccamento alla sua terra lo ha dimostrato fino alla fine, scegliendo, per le sue esequie, non Roma e la Chiesa degli Artisti, ma Militello in Val di Catania e la Chiesa Santa Maria della Stella, che da bambino lo vide chierichetto.

Ciao caro Pippo, con te si chiude una stagione indimenticabile della televisione, il suo periodo aureo. Ci mancherai, ma colmeremo la nostalgia guardando uno dei tuoi tanti successi, sorridendo e applaudendoti come allora, più di allora.



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