Giovanni Pizzo
Ex assessore della Regione Siciliana, scrivo su vari quotidiani. Laureato in economia e commercio
E la chiamano estate, questa estate senza te. Se dovessimo parlare in rima dell’estate politica siciliana questa canzone, scritta da Franco Califano su musica di Bruno Martino, potrebbe sicuramente descriverla. Senza te è la maggioranza, le ragioni dello stare insieme, che plasticamente quest’estate si sono perse, come spesso capita a moglie e marito, da cui il famoso detto “agosto moglie mia non ti conosco”. L’ultimo verbale della perdita di maggior sentire comune è stato quello dell’assemblea dell’Ast, l’ex gloriosa corazzata del trasporto siculo, andata deserta perché la nomina del presidente in pectore, il valente Luigi Genovese da Messina, non s’ha da fare. Oggi, domani chissà. Perché poi le estati passano, siamo già a settembre, e i mali pensieri sotto gli ombrelloni focosi si stemperano. C’è un governo da portare avanti, tante nomine da fare, tante persone da accontentare che sono in attesa da già lungo tempo. Il problema non si risolverà con uno psicodramma dentro FI, già rinviato sine die, soprattutto dopo l’agape fraterna di Mussomeli organizzata da Sua Serenità Totò Cardinale, e nemmeno con una tenzone con i Fratelli italiani, con le orecchie abbassate da cocker per le note vicende. Il luogo del confronto sarà l’incontro, a quattro occhi se non trovano un garante, tra Schifani e Lombardo, il vero ostacolo ad una prosecuzione ordinaria se non ordinata della legislatura.
Lombardo ed i suoi alleati sono il motivo delle fibrillazioni parlamentari, e se si vuole portare in porto la manovra quater, e sbloccare centinaia di nomine di sottogoverno, dovranno parlarsi necessariamente, lo dice la matematica ma soprattutto la politica. Questo governo è un pentapartito, come ai vecchi tempi, solo che è fatto co l’elezione diretta, particolare che in Sicilia fa sempre fibrillare, non essendo abituati ad essere governati, da un uomo che alla fine, per volontà o meno, è solo al comando. Schifani tenterà di strappare, in un compromesso che dia concessioni a Raffaele da Grammichele, l’impegno alla sua ricandidatura alla guida dell’isola. Ma è questione troppo prematura, con l’accelerazione, seppur rallentata dalla nostra indolenza, che le cose della vita hanno oggi. Il futuro? Quien sabe, solo degli auruspici che osservano il volo degli uccelli potrebbero dircelo. Ma una cosa è certa o FI crea un’alleanza stabile con Lombardo, che ha portato il suo consenso alle europee, il che significa candidature certe alle nazionali ed un ruolo vero in giunta tramite rimpasto, o sarà costretto a rivolgersi altrove, mandando in tilt l’attuale quadro. Tertium non datur.
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