Maurizio Zoppi
Scrivo, parlo, respiro... ma non sempre in quest’ordine
Un video di pochi secondi su TikTok sta facendo il giro del web. Giulietto Chiesa, con la sua voce roca e profetica, parla nel 2020 – ma anche qualche anno prima – di una crisi globale imminente: un collasso sistemico, annunciato con la lucidità di chi sapeva leggere la realtà ben oltre la superficie. In molti oggi, col senno di poi, gridano al veggente. Io no. Io c’ero. L’ho ascoltato di persona, a Londra, in un momento della mia vita in cui in Sicilia nessuno voleva più farmi scrivere una riga.
Londra, Chiesa e l’esilio professionale
Non ci sono andato per turismo, a Londra. Ci sono andato per sopravvivere, professionalmente parlando. Dopo l’articolo su L’Espresso del 2015 — quello con la presunta intercettazione tra il medico Matteo Tutino e Rosario Crocetta — sono diventato radioattivo. Nessuna testata siciliana voleva più il mio nome in pagina – un processo infinito a mio carico, poi, anni dopo, sono stato assolto: “perché il fatto non sussiste” – ma perché in Sicilia la presunzione di colpa pesa più della verità.
E così, per continuare a sopravvivere e non dimenticare il mio mestiere — raccontare storie, cercare verità — ho fatto la valigia e sono andato a Londra. Ed è lì che ho assistito a una conferenza di Giulietto Chiesa. Era uno di quegli incontri con pochi spettatori e molte verità. E io, tra i pochi, prendevo appunti. Non sapevo ancora che quelle parole sarebbero diventate attuali a distanza di pochi anni.
Giulietto Chiesa, l’uomo che aveva previsto il cortocircuito globale
Giulietto Chiesa è stato uno dei giornalisti più scomodi del panorama italiano. Nato ad Acqui Terme nel 1940, ha attraversato mezzo secolo di storia europea raccontandola senza troppe cautele. Da Mosca, come corrispondente per L’Unità e La Stampa, durante la perestrojka. Poi da Bruxelles, come europarlamentare. Ma soprattutto da una posizione laterale rispetto al mainstream, dove il pensiero critico non era un’opzione ma una necessità.
Era fondatore di Pandora TV, autore di libri durissimi contro l’informazione di sistema (Zero sull’11 settembre, La guerra infinita, Roulette russa). Parlava di manipolazione, di conflitti costruiti a tavolino, di crisi preparate con anni d’anticipo nei laboratori della geopolitica. E lo faceva prima che fosse di moda.
“Il sistema sta collassando”
Quella sera a Londra, Giulietto Chiesa disse: “Non siamo dentro un’emergenza. Siamo dentro la trasformazione irreversibile del sistema globale. E sarà violenta.”
Era il 2020. Arrivava il Covid, le borse impazzivano, e le grandi alleanze occidentali iniziavano a scricchiolare. Lui parlava già allora di fine del ciclo, di rottura sistemica. Non complottismo, ma lettura dei dati. Cruda, spigolosa, netta.
Ora quel video gira su TikTok, e tutti fanno “wow”. Ma lui l’aveva già detto. E qualcuno, da Londra, lo ascoltava perché costretto a emigrare dall’informazione ufficiale. Il paradosso è che oggi, mentre molti si accorgono di quanto Chiesa avesse previsto, la memoria collettiva rimuove il fatto che fu emarginato, come succede spesso a chi rompe le righe. Lo stesso è accaduto a tanti altri. Eppure, oggi più che mai, c’è bisogno di chi ha il coraggio di vedere prima e parlare chiaro. Di chi non ha paura di dire che il re è nudo. Di chi, come Giulietto Chiesa, paga il prezzo della verità con anni di silenzi, e poi viene riabilitato da un video virale su TikTok. Troppo tardi? Forse.
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