Giovanni Pizzo

Ex assessore della Regione Siciliana, scrivo su vari quotidiani. Laureato in economia e commercio

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A Palermo ormai da tempo si è ricominciato a sparare. Ormai il “ferro”, la pistola, in mano ai giovani o giovanissimi non è un’eccezione, un’uscita serale, un semplice panino mangiato fuori, una sera in discoteca, financo una festa patronale può degenerare in una sparatoria con masse di persone impaurita in fuga. A Sferracavallo come ogni anno va in strada la seguitissima processione dei Santi Cosma e Damiano, fratelli maggiori di una famiglia con ben 5 fratelli Santi. Ma qua non parliamo di religione, di martiri, anche se una ragazza incinta è stata ferita nella sparatoria iniziata in via Torretta e poi finita alla Marinella, quartiere dormitorio di case popolari tra Tommaso Natale e la borgata marinara di Sferracavallo. La Marinella ha un alto tasso di residenti con problemi giudiziari, arresti domiciliari, obblighi di firma. Un concentrato di disagio e criminalità in alcuni casi, in cui possedere una pistola non è affatto raro o eccezionale. Portarla fuori diventa un mezzo naturale per difendersi o offendere.

La rissa davanti ad una panineria durante la processione sembra che sia scattata per una lite tra due ragazze, poi i “maschi” hanno regolato i conti con una sparatoria ad altezza uomo da OK Corral, come a Tombstone, solo che lì c’erano gli sceriffi, i fratelli Earp, qui no, territorio di nessuno. Anche la sparatoria di fine aprile a Monreale era nella prossimità della festa patronale, momenti in cui arrivano i giostrai, le bancarelle con cibo di strada e dolciumi, che attirano non solo gli abitanti dei borghi, che normalmente si conoscono o riconoscono, ma anche tanti giovani da altri rioni o contrade. E in questi casi una banale discussione può facilmente trasformarsi in una guerra etnica, come le bande del Bronx o di Los Angeles. Gli episodi quasi sempre riguardano giovani o giovanissimi, già armati, già capaci nel loro animo di sparare, e quando lo fai ad altezza d’uomo sai che ci può scappare il morto. Cosa che poteva accadere anche tra la folla della processione che fuggiva impazzita come una mandria di buoi con qualche bambino o anziano calpestato. Qualche anno fa da quelle parti qualcuno ammazzò a colpi di pistola il vicino perché infastidito dal fumo del barbecue. Si spara per un nonnulla a Palermo, città che sembra piena di armi da fuoco, soprattutto non registrate. Si spara e si rischia di essere uccisi, di essere chiamati dalla polizia perché il proprio figlio è in obitorio. Per quale motivo? Perché era andato ad una festa patronale. Solitamente queste feste vengono accompagnate da carabinieri in più o meno alta uniforme, a scopo cerimoniale. Consigliamo al Prefetto di farsi mandare dalla curia il calendario dei Santi patroni e preparare un reparto molto attrezzato in mimetica e giubbotti antiproiettile. L’alta uniforme con tanto di sciaboletta la lascino a casa. I tempi sono cambiati.

 

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