“Neanche il Santo Natale ferma la violenza in carcere. Un detenuto di nazionalità italiana nel pomeriggio del 24 dicembre e la mattina del 25 ha aggredito il personale di polizia penitenziaria in servizio nella Casa Circondariale di Caltanissetta”.
La denuncia
A denunciare quanto accaduto nel carcere Malaspina di Caltanissetta è il Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria (Sinappe). Il detenuto avrebbe aggredito per futili motivi un agente con un pugno al volto, procurandogli delle lesioni, tanto che il poliziotto ha dovuto fare ricorso alle cure dei sanitari.
Pare che il tutto sia partito dal fatto che il detenuto tentava di fare dei passaggi di generi alimentari da una stanza di alcuni detenuti ad un’altra ed è stato richiamato alle regole dagli agenti. L’ispettore ha dovuto fare ricorso alle cure dei sanitari, riportando una frattura giudicata guaribile in 30 giorni.
L’ennesima aggressione
Un poliziotto della Penitenziaria è stato aggredito nel carcere di Carinola, nel Casertano, da un detenuto ergastolano. A dare la notizia è Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe).
“Il Sovrintendente di Polizia Penitenziaria – spiega – è stato aggredito dal detenuto per motivi di trasferimento. Pare che il collega abbia subìto uno schiaffo così violento che rischia la rottura del timpano. Ma questo è solamente l’ultimo episodio, in ordine di tempo, in un carcere che si caratterizza per una pessima organizzazione della sicurezza ed una organizzazione del lavoro da rifondare completamente”.
Per questo “il Sappe – aggiunge la Guacci – sollecita l’intervento del Ministero della Giustizia e degli organi nazionali e regionali dell’Amministrazione Penitenziaria, invitandoli anche ad avvicendare il comandante di reparto». Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, “ormai è un bollettino di guerra e le vittime sono sempre le stesse: le donne e gli uomini in divisa della Polizia Penitenziaria. Occorrono interventi immediati e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa – conclude il Sappe – ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”.
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