Nel “Bar Cruis” di via Palazzi, a Gela, si poteva ordinare, secondo i magistrati, un caffè ma anche dosi di eroina. Il locale, gestito da prestanome, era per l’accusa in realtà “covo” di proprietà di Crocifisso Di Gennaro, di 37 anni, accusato di essere il capo della banda di 9 trafficanti sgominata oggi dai carabinieri del reparto territoriale di Gela.

Braccio destro del boss e coordinatore di un manipolo di pusher minorenni, secondo gli investigatori, era un altro gelese, Vincenzo Cannizzo, 40 anni, arrestato a Mestre (venezia). La droga, soprattutto cocaina, arrivava da Catania, tramite, assicurano i pm, i pregiudicati etnei Antonino Santonocito, di 64anni, e Giuseppe Agatino Barbagallo, 22 di anni, mentre da Ragusa era un albanese, Almarin Tushja, di 28 anni, a fornire gli stupefacenti.

L’organizzazione gestiva un giro d’affari di 40 mila euro al mese. Per tutti, compresi due minorenni, è stata disposta la reclusione in carcere. Annullato, invece, il provvedimemto di obbligo di presentazione agli uffici di polizia iche era stato comminanto ad un’altra persona.

Sono state 19 le perquisizioni eseguite da un centinaio di carabinieri nel corso dell’operazione della notte scorsa in cinque regioni d’Italia. L’accusa, a vario titolo, è di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di
stupefacenti, cessione, trasporto e detenzione di stupefacenti e intestazione fittizia di beni, in concorso.