“A Gela sono stati spesi inutilmente altri 400 mila euro per scavare nell’imboccatura insabbiata del porto rifugio un corridoio di ingresso da 3 metri di larghezza per 2,5 di profondità che dopo appena 6 mesi è tornato come prima, cioè con appena un metro di pescaggio, la struttura quasi inagibile e i progetti di scavo e di ampliamento inspiegabilmente fermi”.

La denuncia giunge dai componenti del “comitato per il porto di Gela”, che accusano l’amministrazione comunale di “incapacità a fare squadra, avendo escluso di fatto gli operatori portuali, e di non saper tutelare gli interessi della città”.

Al sindaco, Domenico Messinese, contestano in particolare l’assenza, ieri, alla conferenza di servizi (c’era però il vice sindaco, Simone Siciliano) con la protezione civile da cui è emersa la situazione di stallo in cui si trova il progetto da 6 milioni di euro, già finanziato e appaltato, per lo scavo dell’intero scalo marittimo. Per motivi di tutela ambientale bisognerebbe però procedere alla caratterizzazione della sabbia rimossa dai fondali.

Alla ditta esecutrice dei lavori sono state quindi imposte delle prescrizioni che tuttavia non sono state ancora rispettate. E la giunta comunale ne ha chiesto conto all’autorità marittima, che dice di avere già risposto con una
relazione relazione inviata al sindaco il 15 maggio scorso.

Fermo anche il progetto di ampliamento del porto per un finanziamento di 143 milioni di euro che potrebbe essere avviato
da un momento all’altro. Di fatto, l’attività marittima di Gela è bloccata da 5 anni, con un netto crollo del volume d’affari in favore del porto di Licata dove si sono spostati diportisti, rimorchiatori, i mezzi di sicurezza del porto industriale dell’Eni e persino le motovedette e le imbarcazioni minori della guardia costiera gelese.