«Nel dicembre 2019, la procura di Caltanissetta, ha dato mandato alla Dia nissena, di trasmettere copia dei documenti delle indagini svolte dalla Direzione investigativa antimafia, su Pietro Di Vincenzo, Pasquale Tornatore, Umberto Cortese e Tullio Giarratana. Ma quale fosse l’oggetto delle indagini della Procura noi non lo sapevamo. Abbiamo comunque dovuto fornire tutti i dati documentali su queste persone».

Lo ha affermato il generale della guardia di finanza Emanuele Licari, oggi in pensione, all’epoca dei fatti capo centro della Dia di Caltanissetta, deponendo come teste al processo «Montante bis», ripreso questa mattina nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta.

Le persone alle quali si riferisce il generale Licari oggi sono tutte parti civili nell’ambito dei processi sul Sistema Montante. Sono 13 gli imputati tra esponenti politici, ex assessori regionali, imprenditori e rappresentanti delle forze dell’ordine, accusati a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, accesso abusivo al sistema informatico e finanziamento illecito ai partiti.

Chi è a giudizio

A giudizio, oltre all’ex paladino dell’antimafia Antonello Montante, ci sono l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ex assessori Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex commissario Irsap Maria Grazia Brandara, gli imprenditori
Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco, Vincenzo Savastano vice questore aggiunto all’epoca dei fatti della
Polizia presso l’ufficio di frontiera di Fiumicino, Gaetano Scillia capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, Arturo
De Felice direttore della Dia dal 2012 al 2014, Giuseppe D’Agata colonnello dei carabinieri e Diego Di Simone Perricone ex capo della security di Confindustria.

Morra: “Sottosistema contro dettato costituzionale”

Domani dovrà essere approvata la relazione conclusiva che al proprio interno contempla tante singole relazioni tra cui quella dedicata al Sistema Montante che è un sottosistema, un agglomerato di relazioni di potere che ha inficiato il dettato costituzionale”.

Lo ha annunciato Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia oggi presente al processo sul sistema Montante che si celebra all’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta. “Sappiamo tutti ad esempio – continua Morra – che quando veniva intercettato Antonello Montante con l’allora ministro degli Interni Angelino Alfano dava indicazioni su chi dovesse diventare prefetto in qualche provincia italiana. A noi questa è sembrato non soltanto un’indebita ingerenza in competenze che sono proprio delle autorità di governo ma sono sembrate anche scelte finalizzate a depotenziare l’azione di contrasto di alcune procure e anche di parecchie prefetture al fine di impedire che l’azione antimafia dello Stato fosse forte”.

I processi saranno riuniti

Il tribunale di Caltanissetta presieduto da Francesco D’Arrigo, dopo essersi ritirato in camera di consiglio, ha deciso di riunire i due processi sul sistema Montante che si celebrano con rito ordinario.

Si tratta del processo che ha preso il via alla fine del 2018, con 17 imputati, e il secondo, iniziato quest’anno, il cosiddetto “Montante bis” con 13 imputati tra esponenti politici, ex assessori regionali, imprenditori e rappresentanti delle forze dell’ordine.

La decisione è stata presa come specificato dal presidente “vista la comunanza di fonti di prove e di lista dei testi, e in considerazione del fatto che si tratta di giudizi tra loro connessi in cui risulta contestato il reato di associazione a delinquere, la riunione non determina ritardo ma ne consente una più rapida esecuzione”.

Il presidente Francesco D’Arrigo ha fatto anche presente che la decisione scaturisce dalla constatazione che “la trattazione con tempistiche diverse da parte di diversi collegi che sono presieduti dal medesimo presidente determinerebbe incompatibilità, e che la ratio dell’istituto di riunione di processi è usata anche al fine di evitare l’incompatibilità”. La prossima udienza è fissata per il 26 settembre.