Due migranti espulsi per rischio terrorismo nelle ultime ore dopo la decisione di sospendere il trattato di Schengen con alcuni paesi europei. E una delle due espulsioni è scattata dalla Sicilia nei confronti di migranti ritenuti a rischio terrorismo durante il periodo di trattenimento e osservazione.
Stretta sui controlli
Stretta sui controlli alle frontiere e continue espulsioni di soggetti vicini alle ideologie della jihad. Prosegue il lavoro degli investigatori per scongiurare i rischi del terrorismo in Italia e salgono a 56 nel nostro Paese i provvedimenti di rimpatrio adottati nei confronti di stranieri ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale. Gli ultimi due in queste ore riguardano un cittadino tunisino e uno kosovaro, ritenuti “fortemente radicalizzati”.
L’espulsione di un tunisino da Caltanissetta
Il primo, un migrante irregolare di 42 anni, era finito sotto i riflettori degli inquirenti durante il suo periodo di detenzione nel carcere di Piacenza: nella sua cella è stata trovata la foto di un uomo armato di mitra con alle spalle la bandiera dell’Isis. Nel tempo il 42enne aveva assunto il ruolo di leader tra gli altri detenuti e nel 2020, una volta scarcerato, era stato più volte colpito da provvedimenti di espulsione rimasti ineseguiti. Rintracciato lo scorso 26 settembre, è stato portato al Centro di permanenza per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo e poi in quello di Caltanissetta prima di essere riconosciuto dalle competenti autorità consolari tunisine: è stato infine rimpatriato ed espulso con un provvedimento del prefetto di Piacenza.
L’espulsione di un kosovaro
Il profilo dell’altro cittadino, kosovaro, sottoposto alla stessa misura è emerso dopo una serie di indagini avviate nel 2016 dalla Digos di Venezia su un gruppo di soggetti radicalizzati che aveva portato all’arresto, nel 2017, di tre kosovari accusati di far parte di un’associazione terroristica internazionale che si ispirava all’Isis. L’uomo era stato perquisito e già colpito dal provvedimento di espulsione. Il 14 ottobre 2023 è stato poi rintracciato in provincia di Trieste e arrestato per il reato di violazione del divieto di reingresso sul territorio nazionale. Condannato per direttissima a Trieste, è stato condannato a otto mesi di reclusione e accompagnato presso al Cpr di Gradisca d’Isonzo per essere rimpatriato.
La sospensione del trattato di Schengen
Intanto alla frontiera con la Slovenia, dopo la sospensione del trattato di Schengen, sono già partiti da ieri i rigidi controlli annunciati: i valichi principali sono presidiati mentre quelli secondari sono sottoposti alla ‘vigilanza dinamica’. Il provvedimento, disposto dal ministro dell’Interno, punta a prevenire il rischio di infiltrazioni di terroristi organizzati o lupi solitari fomentati dalle attuali tensioni in Medio Oriente.
Lo stesso Piantedosi ha chiarito che quest’anno sono state intercettate al confine con la Slovenia settemila persone all’ingresso, ma tante altre potrebbero essere passate: “è una frontiera – ha detto – con un tipo di flusso che destava e desta maggiori timori, non solo per questa evidente impossibilità di intercettare i flussi se non ci sono controlli più capillari, ma perché riguarda un tipo di arrivi da luoghi che destano più preoccupazione, ad esempio dalla Bosnia dove è noto che ci sono degli hub di coltivazione di fenomeni di radicalizzazione”.
Festa Forze armate del 4 novembre nell’obiettivo dei terroristi
A Roma invece sembra ormai certo l’annullamento, per motivi di sicurezza, l’evento al Circo Massimo di Roma del 4 novembre che si sarebbe svolto in occasione della festa delle Forze Armate così come non ci saranno gli altri eventi collaterali. Le celebrazioni istituzionali come quella all’altare della Patria e la parata a Cagliari invece si svolgeranno, anche se in città blindate per l’occasione. Per quello stesso giorno la Lega ha indetto una manifestazione a Milano “in difesa dei valori occidentali”.
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