E’ giunto al limite di rottura, fino alla minaccia di occupare la segreteria nazionale, il braccio di ferro tra il Pd nisseno e i vertici dello stesso partito sulla controversa definizione delle candidature locali alle elezioni politiche del 4 marzo.

Nel mirino della contestazione resta la terza candidatura alla Camera di Daniela Cardinale, figlia dell’ex ministro Salvatore, fondatore e leader del movimento “Sicilia futura” schierato col centrosinistra.

Dopo il “No a candidature dinastiche” opposto alle scelte di Renzi dalle segreterie provinciali di Pd e Giovani democratici e dopo la lettera-appello all’apertura di un confronto inviata allo stesso leader dai segretari dei circoli dei 21 comuni della provincia, scende in campo la direzione dell’unione comunale del capoluogo.

“Il gruppo dirigente di Caltanissetta – si legge nella lettera – intende avere la possibilità di scegliere ed indicare, unitamente alle altre comunità della provincia, i propri candidati tanto al proporzionale quanto al maggioritario e non subire supinamente indicazioni che sono frutto di accordi estranei alle logiche territoriali ed allo stesso gruppo
dirigente”.

C’è il rischio di chiudere i circoli e rinunciare persino a sostenere la campagna elettorale: “Non ci sentiamo di
sostenere una campagna elettorale per candidature che non siano in sintonia con la nostra gente”, dicono i componenti della
direzione dell’unione comunale di Caltanissetta. “Vogliamo vincere le elezioni – scrivono – ma se i nostri appelli
rimarranno inascoltati, saremo costretti a manifestare il nostro dissenso a Roma, presso la direzione nazionale. E se ciò non bastasse ci sarà una logica conclusione: il nostro disimpegno”.

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