Un pregiudicato di Gela, Giovanni Di Giacomo, 46 anni, è stato arrestato dalla polizia, su ordine della procura, in esecuzione di una sentenza della Cassazione che lo ha condannato a 13 anni di reclusione per associazione mafiosa e per il tentativo di omicidio, compiuto nel 1992, contro l’ingegnere capo del comune, Renato Mauro.
Il tecnico comunale, ferito con un primo colpo di pistola alla mandibola, riuscì a sfuggire alla morte perchè l’arma del
killer si inceppò. Ad agire furono due cugini, entrambi ritenuti affiliati alla ‘Stidda’ che voleva far pagare a Mauro la
decisione di bloccare gli appalti pubblici affidati in somma urgenza con sistemi poco trasparenti.
Il secondo sicario, Giuseppe Di Giacomo, decise di collaborare con la giustizia e di confessare tutto; ripudiato
dalla famiglia, ritratto’ in seguito le sue dichiarazioni. In un permesso breve, per una visita a casa dei genitori, sfuggi alla scorta delle forze dell’ordine e si presentò agli esponenti della sua cosca che invece di accoglierne il ritorno lo
uccisero, bruciandone il cadavere in un canale di scolo delle campagne di contrada Manfria.
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