“Da giorni si respira aria di tensione alla casa di reclusione di San Cataldo, pare che mercoledì scorso ci siano state delle rivolte interne per le condizioni in cui vivono i detenuti stante il caldo anomalo che ha colpito la Sicilia. I centralini risultano staccati e le comunicazioni con i familiari impossibili. Da questa mattina sono stati disposti diversi trasferimenti. Dove la notizia dovesse essere confermata, per Antigone Sicilia è l’ulteriore conferma della assoluta inadeguatezza del sistema detentivo, nonostante gli sforzi e l’impegno del personale dell’amministrazione penitenziaria, degli educatori e dei volontari”. È quanto affermano gli avvocati Giorgio Bisagna e Francesco Leone presidente e vicepresidente dell’associazione Antigone Sicilia. Pare che le proteste sia dovuta alla carenza d’acqua per la doccia, il ritardo nei colloqui e nella consegna del cibo.

“Auspichiamo rapido intervento della politica”

“La disumanità oggettiva dovuta alla fatiscenza delle strutture – aggiungono gli avvocati – al ‘vuoto educativo’ che si determina in estate, l’assenza di adeguati presidi per limitare la sofferenza per l’emergenza climatica in atto non possono che produrre questi risultati. Auspichiamo un rapido intervento della politica su questi temi, non più differibili”.

Garante dei detenuti, la Dc: “Avviare iter per nomina nei comuni dove ci sono le carceri”

Nei giorni scorsi la Democrazia Cristiana ha iniziato le interlocuzioni affinché venga avviato l’iter per la nomina dei garanti dei detenuti ad Agrigento, Augusta, Catania, Enna, Piazza Armerina, Gela, Messina, Barcellona Pozzo di Gotto, Noto e Ragusa, comuni in cui insistono gli istituti penitenziari siciliani.

“Quella del carcere è una esperienza dall’odore incancellabile, c’è il dolore in tutta la sua sacralità – dichiara il segretario nazionale della Dc, Totò Cuffaro -. Il carcere non è storia di corpi, ma storia di anime che vivono la paura e lunghi sensi di colpa in pochi istanti ripetuti. Pochi si rieducano, molti pagano solo un pedaggio alla propria coscienza, troppi scelgono di togliersi la vita. La sicurezza degli istituti penitenziari deve tornare ad essere urgentemente argomento di interesse pubblico e, aggiungo, anche politico”.

“La nostra comunità è stata straziata nei giorni scorsi da due suicidi di giovanissimi, uno dei quali avvenuto in un luogo deputato all’espiazione di una pena, ma anche alla rieducazione e al reinserimento nella società – dichiara il deputato regionale della Dc, Ignazio Abbate -. Chi arriva a questo punto è perchè si sente solo, senza una via d’uscita. Difficile capire quando e come intervenire ma è nostro dovere morale provarci. È nostro dovere mettere in campo tutte le armi possibili per combattere questa guerra di solitudine che troppe vite porta via con se. Sappiamo che la strada per migliorare le condizioni di vita dei detenuti è lunga e tortuosa, ma abbiamo la ferma volontà in percorrerla per evitare il ripetersi di altri episodi simili”.

“La politica italiana non esiste all’interno delle carceri del nostro Paese, ed esistono pochi politici che partecipano autenticamente al cordoglio per un detenuto morto anche se quel detenuto, come è avvenuto a Ragusa, è un ragazzo di 25 anni, padre di tre figli che sceglie di morire in cella, anziché pensare alla speranza di una vita fuori dalla galera – dichiara Eleonora Gazziano, responsabile Dc diritti umani art.3 e 27 della Costituzione -. I dati dei suicidi in carcere in tutta Italia sono in costante aumento e, come sostengono il nostro segretario nazionale Cuffaro e l’onorevole Abbate, occorre impegnarsi per la nomina del garante dei detenuti negli istituti penitenziari che oggi ne sono privi. Anche grazie al nostro impegno, siamo riusciti a far sì che fosse nominato a Palermo, adesso occorre che venga esteso anche agli altri comuni. Accanto a ciò, occorre che il governo nazionale produca atti concreti, senza troppe filosofie che ne rallentino l’applicazione. Il carcere non può essere interpretato e mantenuto come un luogo di morte, perché questo è il senso di marcia opposto a quello immaginato e voluto dei nostri padri costituenti”.