L’export della Sicilia in Russia ha raggiunto nel 2015 più di 25 milioni di euro, registrando un +43% rispetto all’anno precedente. Un dato in controtendenza sulla media nazionale, che vede le vendite italiane verso la Federazione Russa ridursi del 25,2%.  La Sicilia dimostra che l’innovazione deve e può fare da propulsore alle relazioni economiche con Mosca.

Sono i dati emersi durante l’ottavo Business Forum italo-russo, in programma a Catania, organizzato dall’associazione Conoscere Eurasia, Roscongress e Forum Economico internazionale di San Pietroburgo in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Banca Intesa Russia. Ad illustrare i dati, in apertura del meeting, è stato il presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia, Antonio Fallico.

Per l’ambasciatore della Federazione in Italia, Sergey Razov: “C’e’ un clima internazionale non favorevole alla Russia” Ma è ottimista. “Tutte le crisi finiscono prima o poi, anche quella Ucraina sara’ regolata, meglio prima che poi”. L’ambasciatore ha definito “le sanzioni Ue verso la Russia e le contro sanzioni della Federazione un arma a doppio taglio, perche’ – ha spiegato – sono un’arma a doppio taglio: non c’ alcuna gioia a realizzarle, anzi siamo molto preoccupati, come lo sono i nostri amici italiani”.

Nel 2015 sono stati i settori dell’elettronica e dei macchinari da lavorazione a fare da traino all’export siciliano in Russia. Mentre questi ultimi hanno registrato un incremento delle vendite nella Federazione pari al 184%, il commercio di computer, apparecchi elettronici e ottici Made in Sicily ha ottenuto dal mercato russo un ricavo superiore ai 5,4 milioni di euro, contro i 66 mila euro dell’anno precedente. Bene anche il complessivo del manifatturiero (a un soffio da quota 25milioni di export e in aumento del 45% sul 2014), e i mezzi di trasporto, con un tasso di crescita delle vendite in Russia del 443%. A pesare sul segno in negativo dell’interscambio (-45%) è invece la contrazione dell’import siciliano dalla Federazione, sceso del 45,3%. In particolare l’acquisto di prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere dalla Russia si è ridotto di oltre 800 milioni di euro (-39%), e i prodotti petroliferi raffinati sono scesi del 55%.

A rappresentare il Governo Italiano è stato il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione: “Nonostante le contro sanzioni l’Italia ha lavorato al rapporto di grande collaborazione con la Russia, un rapporto non solo storico, ma anche proficuo. Nel 2013 avevamo uno scambio agroalimentare di 500 milioni di euro, oggi ci rendiamo conto che arrivare a 250 milioni è indice di un crollo significativo. In questi mesi abbiamo lavorato in Consiglio europeo con alcune misure per i produttori agricoli che hanno subito l’embargo russo e sono stati adottati provvedimenti importanti. Abbiamo avviato piano strategici a giugno l’appuntamento a San Pietroburgo con il presidente Matteo Renzi e la collaborazione italo-russa prevista per il mese di ottobre. E con il ministro Martina abbiamo potuto verificare la presenza delle imprese italiane in Russia. Sono circa 400, 70 gli stabilimenti. Tecnologia e noao italiano – ha concluso il sottosegretario – sono state trasferite, ad esempio, al settore della zootecnica, alla sua piattaforma distributiva. Possiamo indubbiamente aiutare le imprese russe a meglio qualificarsi, a produrre di più e continuare a migliorare i rapporti tra i due Paesi”.