La polizia di Catania ha eseguito, su delega della Dda della Procura etnea, un’ordinanza cautelare nei confronti di 12 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione per delinquere con l’aggravante di aver favorito un clan mafioso finalizzato alle truffe aggravate ai danni dello Stato e ai falsi ideologici, truffe e falsi.

L’ombra della mafia

In particolare, sono stati arrestati e condotti in carcere tre degli indagati indiziati di essere associati al clan mafioso Santangelo-Taccuni, operante prevalentemente ad Adrano e costituente un’articolazione territoriale della cosca Santapaola-Ercolano. Il presunto sodalizio criminale, come emerso dalle indagini della squadra mobile di Catania e del commissariato di Adrano, era dedito secondo le accuse ad organizzare, mediante falsa documentazione, truffe ai danni dell’Inps per fare conseguire benefici ed indennità a numerosissimi soggetti che, contrariamente al vero, venivano fatti risultare braccianti agricoli.

I tre vicini al clan

I nomi dei tre sono Pietro Lazzaro, 44 anni, Vito Di Stefano, 66 anni e già detenuto per altra causa,  Angelo Tomaselli, 52 anni. Con questa stessa ordinanza sono state cumulativamente applicate le misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, dell’obbligo di dimora nel territorio di Adrano con ulteriore obbligo di non allontanarsi dalla propria abitazione per alcune ore del giorno a carico di altri nove indagati, in quanto accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di truffa e falso in danno dell’Inps e dei connessi delitti di truffa e falso.

Due anni di indagini

Le indagini sono state effettuate dal 2018 e sino a tutto il 2020. Ad emergere  l’esistenza di un radicato ed organizzato sodalizio dedito ad organizzare, utilizzando falsa documentazione, una serie di truffe ai danni dell’Inps per conseguire benefici ed indennità a numerosissimi soggetti che venivano fatti risultare braccianti agricoli. In pratica, attraverso delle ditte compiacenti o addirittura costituite proprio a tal fine, si facevano risultare falsamente a favore di soggetti compiacenti un numero di giornate lavorative nel settore dell’agricoltura idoneo a far percepire, indebitamente, le indennità di disoccupazione, nonché di maternità e malattia, da parte dell’Inps.

La struttura criminale

Le indagini consentivano di ricostruire l’esistenza di una vera e propria struttura criminale, che, attraverso la collaborazione di persone che si prestavano ad intestarsi fittiziamente ditte operanti nel settore agricolo, predisponeva e trasmetteva all’Inps le domande per ottenere le indennità di disoccupazione e dei connessi benefici fiscali, previdenziali ed assistenziali, corredate da una serie di false dichiarazioni, a favore di compiacenti falsi braccianti agricoli i quali poi, come da accordi, versavano una quota delle somme ricevute dalla Stato agli stessi organizzatori del sodalizio criminale. Nell’occasione è stato individuato anche un ragioniere, anche lui denunciato, accusato di controllare e curare la corretta tenuta della falsa documentazione.

Ennesimo colpo al clan

Si tratta dell’ennesima operazione con cui si vanno a colpire presunti esponenti del clan Ercolano-Santapaola. Appena qualche giorno fa la Dia ha sequestrato beni per oltre 100 milioni di euro riconducibili a questo sodalizio. Il provvedimento, disposto dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Catania, ha riguardato tre indagati, uno dei quali, storico esponente della cosca etnea, risulta attualmente detenuto in regime di carcere duro a seguito della recente condanna all’ergastolo per l’omicidio di Luigi Ilardo, ucciso a Catania nel 1996, poco prima di entrare nel programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia. Già in passato, nei confronti dell’indagato, la Dia del centro etneo aveva condotto articolati accertamenti patrimoniali, sfociati nel dicembre del 2012 nel provvedimento di confisca di beni per un valore complessivo di 30 milioni di euro e nell’aggravamento della misura di prevenzione personale. Quest’ulteriore indagine ha preso in esame la posizione economica, finanziaria e patrimoniale di altre due persone, padre e figlio. In particolare, sono stati sottoposti a sequestro 14 società, 7 immobili e svariati rapporti finanziari, per un valore complessivamente stimato in oltre 100 milioni di euro.


 

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