La Guardia di Finanza di Catania ha eseguito tra Catania, Siracusa, Trapani e Palermo un’ordinanza cautelare emessa dal Gip di Catania nei confronti di 21 persone che sono finite in carcere con l’accusa, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico organizzato di droga, aggravato dall’aver agito con metodo mafioso, detenzione e commercio di stupefacenti, autoriciclaggio, reimpiego di proventi illeciti e trasferimento fraudolento di valori e detenzione di munizioni. È scattato anche il sequestro di 11 attività economiche, 13 beni immobili e 50 rapporti finanziari/depositi.
Due anni d’indagini
L’indagine è partita dopo le indagini effettuate nell’ambito dell’operazione “La Vallette”, che ha riguardato una organizzazione d’italiani e stranieri, che operavano in Sicilia, Calabria e Malta, dedita al traffico di droga. Le indagini sono durate due anni e hanno consentito di ricostruire l’operatività sul territorio della provincia di Catania di un’associazione criminale, che sarebbe stata diretta da quattro fratelli i quali, da agosto 2018 ad agosto 2020, avrebbero gestito un grosso traffico di cocaina, marijuana e hashish, fungendo da “grossisti” per ulteriori soggetti, che si occupavano dell’approvvigionamento delle piazze di spaccio.
La mafia e il controllo della droga
Il sodalizio avrebbe avuto contiguità con il clan “Cappello-Bonaccorsi”, visto che si sarebbe avvalso del carisma criminale di un uomo, cognato dei fratelli e noto esponente del clan, per dirimere le controversie legate al traffico di stupefacenti, ottenere più agevolmente i pagamenti loro “dovuti” e garantirsi in ogni caso la copertura necessaria al mantenimento dei traffici illeciti.
Da dove arrivava la droga
La droga arrivava da un canale di Figline Valdarno in Toscana, che avrebbe fatto capo a un soggetto italiano e un albanese, e il secondo, attivo nella città di Catania, riconducibile a ulteriori due figure di nazionalità italiana. Il trasporto e la custodia sarebbero poi stati garantiti, oltre che da canali, tramite altri soggetti, i quali avrebbero gestito diversi siti di stoccaggio tra Catania, Gravina di Catania, Misterbianco e il Villaggio d’Ippocampo di mare.
Un secondo gruppo criminale
Nel corso delle investigazioni sarebbe stata inoltre appurata l’esistenza di un secondo gruppo dedito al traffico organizzato di stupefacenti indipendente, che avrebbe impiantato una vastissima piantagione di cannabis su un terreno di circa 1.500 mq nei pressi della cascata “Oxena” tra Militello in Val di Catania e Grammichele, occupandosi poi della relativa coltivazione e delle successive fasi di lavorazione e vendita. Il gruppo sarebbe stato composto da un uomo, con il ruolo di organizzatore, due stretti collaboratori del primo e da un albanese addetto alla manutenzione ordinaria della piantagione oltre a svolgere funzioni di guardiano e vedetta.
Il business e i soldi riciclati
I proventi illeciti del traffico di stupefacenti sarebbe stato reimpiegato in attività commerciali lecite.Individuati gli investimenti di due dei quattro fratelli in una srl e in una ditta individuale, nel settore della compravendita e noleggio di autovetture in Tremestieri etneo e Viagrande (CT). Inoltre, sarebbe stata riscontrata la fittizia attribuzione della titolarità di una ditta individuale di Catania, esercente l’attività di bar, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali.
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