Assolti due medici dell’azienda sanitaria provinciale di Catania che erano finiti sotto processo per truffa per questioni legate ad una presunta assenza dal posto di lavoro. Sono state depositate le motivazioni che hanno indotto la presidente della prima sezione penale del tribunale di Catania, Anna Grazia Caserta, a scagionare entrambi i dipendenti dell’azienda sanitaria. A seguito di un’approfondita attività istruttoria in sede dibattimentale, secondo il giudice “non si ha la ragionevole certezza che gli imputati, non presenti presso il luogo di lavoro, di fatto si erano allontanati per svolgere attività estranee all’attività lavorativa vera e propria”.
Indagati per truffa
Ad essere stati assolti Mario Barresi e Gaetano Bordonaro. I due, insieme ad altri dipendenti dell’Asp di Catania, nel 2015 furono indagati dal procuratore della Repubblica di Catania per il reato di truffa, per essersi allontanati dal luogo di lavoro dopo avere timbrato il badge e per avere affidato quest’ultimo ad altri colleghi. I due medici, difesi dall’avvocato Giuseppe Lipera, dopo due anni di indagini, nel 2017 vennero rinviati a giudizio. Ora, dopo 4 anni di processo, sono stati assolti perché il fatto non sussiste.
Le motivazioni
Oltre al fatto che non vi è alcune certezza dell’avvenuta truffa, secondo il giudice “non è possibile affermare che la assenza dal lavoro o comunque l’allontanamento dallo stesso sia stato provato e documentato attraverso un valido e collaudato sistema di funzionamento dei servizi di videosorveglianza e delle telecamere appositamente allocate”.
I tempi lunghi della giustizia
L’avvocato Giuseppe Lipera da una parte si dice soddisfatto per la sentenza di assoluzione in favore dei suoi assisti, ma dall’altro manifesta “grande amarezza per due professionisti che hanno dovuto attendere, per giungere ad un verdetto di favorevole, per lunghi sei anni dai fatti contestati”. “I medici in questione – aggiunge il legale – hanno fortemente patito e sofferto il processo, rimettendoci anche in salute, in quanto accusati ingiustamente di fatti mai commessi”.
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