“Auguri al Popolo dei Voucher, che a Catania aumenta sempre di più. Sono donne e uomini, moltissimi ragazze e ragazzi, che affrontano un difficile presente privati di certezze per il futuro. Sarà davvero per loro un Buon Anno?!?”. Lo afferma il segretario generale della Uil di Catania, Fortunato Parisi, commentando il terzo “Rapporto sui Voucher” che è stato appena diffuso dal Servizio nazionale Uil Politiche del Lavoro, guidato dal segretario confederale Guglielmo Loy.

Nella provincia etnea sono stati “spesi” lo scorso anno 765 mila 362 voucher, ciascuno del valore nominale e orario di 10 euro lorde, di cui 7.50 vanno al lavoratore. Nel 2015, invece, ne erano stati usati 600 mila 823 con un incremento di oltre il 27 per cento: “Il dato catanese – dichiara Fortunato Parisi – si attesta poco al di sopra della media nazionale, in crescita del 26 per cento, e conferma le preoccupazioni della Uil per usi e abusi di uno strumento che avrebbe dovuto combattere il lavoro nero. Invece, no. Se Catania è solo sessantesima nella classifica delle province in Italia con 765 mila voucher venduti mentre Sassari e Pordenone, solo per fare un paio di esempi, ne contano più del doppio, ciò rappresenta il sintomo di una malattia cronica che s’è ormai massicciamente diffusa ovunque. Il lavoro nero, appunto”.

Il segretario generale della Uil di Catania aggiunge: “Chiudiamo il 2016 con la bella notizia della nuova legge anticaporalato, ma studi come quello della Uil sui voucher confermano le ragioni dei nostri allarmi e delle nostre battaglie. Quest’anno sarà necessario chiedere a tutti, innanzitutto alle istituzioni politiche ma anche alle associazioni di categoria, più impegno nel contrasto al sommerso. I “furbetti dell’imprenditoria”, bravi solo a sfruttare la manodopera e svolgere concorrenza sleale, vanno combattuti con una determinazione che finora non abbiamo notato”.

Stando al Rapporto Uil, i voucher nel nostro Paese sono stati impiegati innanzitutto nei settori del Turismo e del Commercio, in Edilizia, Industria e Artigianato. Inferiore al 4 per cento l’incidenza nei servizi di Pulizia e Giardinaggio, Lavori domestici, Manifestazioni sportive e culturali. Solo 1,5 per cento in Agricoltura.

Ne sono stati venduti 3 milioni 924 mila 935 in Sicilia, di cui circa un quinto a Catania: “Li chiamano “buoni-lavoro” ma dobbiamo chiederci se davvero si tratti di quel lavoro buono e dignitoso che la Uil di Carmelo Barbagallo rivendica da sempre e con sempre maggiore insistenza!”, esclama Fortunato Parisi.

Il segretario territoriale del “Sindacato dei Cittadini” aggiunge: “Proprio perché la sindrome da lavoro nero colpisce la nostra realtà più che altrove, da Catania siamo pronti a sostenere con maggiore forza le richieste della nostra organizzazione perché i voucher cambino in meglio e non servano a occultare prestazioni di  natura subordinata. Ormai è evidente che la nostra normativa non contiene adeguate misure per prevenire applicazioni malevole.

La Uil, particolarmente quella catanese, chiede che nella discussione sulla riforma del Mercato del lavoro e dei decreti attuativi siano, in primo luogo, individuati strumenti antifrode colpendo chi previene il rischio di controlli mascherando con un voucher un rapporto di lavoro a orario prolungato. Lo dimostra la discordanza tra il dato dei voucher venduti e quelli realmente utilizzati, come opportunamente ricordato nel Rapporto del nostro  Servizio Politiche del Lavoro. La tracciabilità del buono-lavoro va nella giusta direzione, ma temiamo che non basti”.

Parisi ricorda, poi, un  altro “sollecito” spedito dalla Uil al Governo: “Intervenire radicalmente sulle aree e i settori dove la liberalizzazione dei voucher ha prodotto più danni: industria, edilizia, terziario, servizi e turismo. Finora, siamo rimasti inascoltati. Resta sempre il tempo per cambiare, smarcandosi finalmente dalle pressioni delle lobby dei furbetti”.

Il segretario generale della Uil di Catania conclude: “Non possiamo rassegnarci a un mercato del lavoro dominato da precariato, sfruttamento, nuove schiavitù. Così, si crea una polveriera sociale che sta già producendo vittime e compromette l’avvenire di tutti. Non c’è niente da festeggiare. Preoccupiamoci piuttosto di come il 2017 possa servire a disinnescare, partendo da Catania, questa minaccia”.