Durante i controlli di un’azienda che si occupa della produzione di conglomerati cementizi e calcestruzzi, i carabinieri di Santa Maria di Licodia, e quelli del nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale (Nipaaf) di Catania, supportati da personale del nucleo operativo regionale agroalimentare Sicilia (Noras), hanno scoperto che, i titolari avevano allestito una cava abusiva snodata su 1500 metri quadri.

All’interno di questa cava veniva estratta illecitamente pietra lavica e per utilizzarla nella catena produttiva della loro azienda.

Gli accertamenti dei carabinieri

I militari dell’Arma, avendo visto sul posto dei particolari mezzi meccanici, hanno deciso di effettuare accertamenti, chiedendo l’ausilio dei tecnici del distretto minerario di Catania, un ufficio inglobato nel Dipartimento dell’energia della Regione Siciliana, che si occupa anche della verifica della corretta applicazione delle norme riguardanti gli scavi per l’estrazione e la trasformazione delle sostanze minerarie.

Durante questi approfonditi controlli, è stato accertato che già 3000 metri cubi di materiale lavico era stato estratto e frantumato sul luogo, quindi adoperato per produrre cementi e calcestruzzi. Il tutto senza alcuna autorizzazione.

Scoperta ampia fossa destinata a scarico illecito liquami

Inoltre, nei pressi di quest’area, i carabinieri hanno anche scoperto un’ampia fossa nel terreno, del diametro di circa 10 metri e profonda circa 5 metri, destinata allo scarico illecito dei rifiuti liquidi provenienti verosimilmente dal lavaggio delle betoniere adibite al trasporto di calcestruzzo in uso all’impianto.

Area sequestrata e rappresentante legale azienda deferito

Al termine delle operazioni l’area è stata sottoposta a sequestro e il rappresentante legale dell’azienda è stato deferito alla Procura etnea per i reati di esercizio di attività estrattiva in assenza delle prescritte autorizzazioni e per gestione illecita di rifiuti speciali.

Cava sequestrata nel Messinese, due indagati per disastro ambientale

Lo scorso luglio è cava abusiva sequestrata nel Messinese in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico. E’ scattato il decreto di sequestro preventivo di circa 8.300 metri quadrati a Lipari, nelle Isole Eolie. Il sito individuato nella località Vallone Bianco. Due gli indagati ritenuti responsabili di aver cagionato un disastro ambientale. Avrebbero portato avanti “l’esercizio non autorizzato di attività estrattiva di materiale pomiceo”. Per loro l’aggravante di aver commesso il fatto in un’area sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico.

L’operazione dei carabinieri della stazione di Lipari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto guidata da Giuseppe Verzera. Eseguito un provvedimento, emesso d’urgenza dall’autorità giudiziaria. Si è reso necessario per scongiurare l’imminente pericolo di crolli che avrebbero potuto arrecare danni irreparabili alla pubblica incolumità. Le indagini condotte dalla stazione dell’Arma fin dal 2019 con servizi di osservazione, controllo e accertamenti tecnici. I riscontri hanno consentito di accertare la presunta attività illecita dei due uomini, gestori di un impianto di recupero e messa in riserva di rifiuti speciali non pericolosi. In realtà svolgevano attività totalmente abusiva di una vaca, con estrazione illegale di pietra pomice dai costoni delle montagne.