Arrestato ai domiciliari per bancarotta fraudolenta patrimoniale un imprenditore del Catanese. Si tratta di Paolo Pistone, 62 anni. Secondo la guardia di finanza avrebbe pilotato la bancarotta di una sua azienda distraendo somme in favore di un’altra azienda intestata alla moglie. Uno dei più classici metodi per lasciare gli eventuali creditori con un pungo di mosche in mano.
L’ordinanza firmata dal Gip
I finanzieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di arresto ai domiciliari firmata del gip di Catania. Le indagini condotte dal nucleo di polizia economico finanziaria di Catania e coordinate dalla Procura. Fari puntati sulla società ‘Pas Srl’, che aveva come amministratore unico Paolo Pistone. Secondo l’accusa avrebbe portato al dissesto distraendo soldi in favore della nuova realtà aziendale ‘Dulcedo srl’, riconducibile al contesto familiare dell’imprenditore.
Escamotage contabili
“L’indagato – come si legge nel comunicato del comando provinciale delle fiamme gialle di Catania – avrebbe fatto ricorso a diversi escamotage contabili in bilancio”. Il suo scopo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato quello di occultare il reale stato di salute dell’impresa. “Una condotta – aggiungono i finanzieri – che avrebbe aggravato l’esposizione debitoria della società nei confronti dei creditori, quantificata in circa 6,2 milioni di euro”.
I soldi prosciugati
L’imprenditore, come avrebbero accertato i finanzieri, avrebbe sottratto dalle casse circa 419 mila euro. Avrebbe proseguito le attività di produzione e commercializzazione di prodotti di pasticceria. Ha utilizzato il marchio “I dolci di Nonna Vincenza” attraverso l’affitto, a valori irrisori rispetto al volume d’affari e alla redditività, di 4 rami d’azienda. Il tutto a favore della “Dulcedo srl”, società di recente costituzione e amministrata dalla moglie. Il gip di Catania ha disposto i domiciliari per l’imprenditore e il sequestro preventivo del compendio aziendale della “Dulcedo”. Contestualmente nominato un amministratore giudiziario. Sequestrate le somme giacenti sui conti correnti e depositi riconducibili all’indagato, per 419 mila euro, quale profitto del reato derivante dalla distrazione delle liquidità aziendali.
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