La gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in Sicilia assume sempre più i connotati dell’emergenza, soprattutto nelle città.

Mentre continua il braccio di ferro tra Comuni e Regione, con rimpalli di responsabilità a non finire, i siciliani vivono circondati dalla spazzatura, qui meglio definita ‘munnizza‘.

Sono davvero poche le località che non hanno sperimentato l’urgenza e la necessità di sbarazzarsi dei rifiuti ma che non sanno come fare. Le grandi discariche, come Bellolampo, sono ormai sature. Proprio sulla discarica palermitana, la Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta per capire come si sia arrivati a questo punto.

Non di rado è avvenuto che i camion stracolmi di rifiuti dopo la raccolta, siano stati mandati indietro dalle stesse discariche che non hanno più capienza.

Così si cerca di correre ai ripari. E i rifiuti ‘viaggiano’ attraverso la Sicilia, con ingenti spese per le casse regionali.

Per i siciliani cambia poco. Alla spazzatura noi siamo abituati. Come se si trattasse di una atavica eredità che ci portiamo dietro. In tanti, come accade a Palermo, dove l’evasione è record, non pagano la Tari perché tanto il servizio ‘non esiste’, il decoro urbano va a farsi benedire e ci si ritrova davanti a un cane che si morde la coda.

Una situazione drammatica e che ha stancato tutti. Intanto per strada e nei cassonetti i rifiuti si accumulano.

“Basta Munnizza a cielo aperto!” e l’accorato appello del Quotidiano di Sicilia che ha lanciato su change.org una petizione dal titolo emblematico. Una battaglia per una giusta causa sostenuta anche da BlogSicilia.

Si legge nel pesto della petizione: “Ovunque nel mondo il rifiuto è sempre più considerato una risorsa preziosa, da cui ricavare energia, biocarburante, sottoasfalto e biogas. In Sicilia, invece, è ancora oggi semplicemente “munnizza”: un problema – anzi un’emergenza – da risolvere nascondendo gli scarti sotto il tappetto. Cioè nelle discariche che stanno avvelenando un’intera Isola, consumando il suolo, inquinando le falde acquifere e appestando l’aria come sanno bene le popolazioni vicine agli impianti di smaltimento (da Motta Sant’Anastasia a Palermo). Eppure ogni singolo chilogrammo di rifiuto residuale possiede circa 10 mega joule di energia che con impianti di ultima generazione, ad impatto quasi zero e sicuramente molto inferiore a quello di un normale bus cittadino (pensate che a Copenaghen addirittura ci sciano sopra), potrebbero essere trasformati in elettricità o calore. Fantascienza? No, realtà in tutti i più grandi Paesi Europei (in Germania viene recuperato energeticamente il 30% dei rifiuti, nella Svezia di Greta Thunberg addirittura il 50%) e le principali città del Nord Italia che, da anni, hanno capito l’enorme vantaggio dei termovalorizzatori nella gestione del ciclo dei rifiuti. L’Isola invece continua a portare in discarica oltre il 70% della spazzatura che produce. Un’aberrazione che va superata al più presto e per questo il QdS.it ha deciso di lanciare una petizione tra i suoi lettori.
Firma se sei favorevole alla realizzazione nell’Isola di almeno un paio di termovalorizzatori di ultima generazione (termocombustori) e alla chiusura delle inquinanti discariche”.

CLICCA QUI PER FIRMARE LA PETIZIONE

Quello della chiusura delle discariche inquinanti e della costruzione dei termovalorizzatori è un tema molto dibattuto e fortemente controverso. La politica non è ancora intervenuta in maniera risolutiva. Ogni tanto ci sentiamo dire che l’emergenza rifiuti è stata risolta, ma la munnizza continuiamo e vederla.

Avremo mai, noi siciliani, strade e città pulite e libere dai rifiuti? Non possiamo fare altro che augurarcelo…

 

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