L’emergenza rifiuti a Palermo, le trentamila tonnellate di immondizia che rimangono nel piazzale della discarica di Bellolampo, il come ed il perché si sia arrivati a questo punto sono al centro di una inchiesta aperta dalla procura di Palermo.

Il fascicolo, che sarebbe ancora a titolo informativo, tenderebbe ad accertare se dietro la vicenda ci siano estremi di reato. Le voci di una inchiesta su Bellolampo si rincorrono da oltre un mese ma oggi trovano una conferma indiretta con la convocazione in Procura dell’assessore regionale ai Rifiuti Alberto Pierobon. Il titolare dell’assessorato è stato ascoltato per oltre due ore, da poco prima delle 11 del mattino fino alle 13 circa. Su cosa abbia detto ai magistrati vige il segreto delle indagini preliminari. Pierobon non è indagato ma è stato convocato come persona informata dei fatti.

Indiscrezioni parlano di almeno tre persone indagate e di numerose altre convocazioni nei prossimi giorni. A parlare con i magistrati andranno il dirigente generale del settore rifiuti della Regione siciliana attuale e precedente ma saranno chiamati anche alti dirigenti del Ministero dell’Ambiente.

Solo dopo i magistrati passeranno ad ascoltare gli amministratori comunali di Palermo e quelli della Rap, l’azienda incaricata della gestione di Bellolampo.

Al momento, però, non ci sono conferme ne sul numero ne sui nomi degli indagati che potrebbero essere anche molti di più se il fascicolo dovesse riguardare, come sembra, tutti gli atti svolti negli ultimi anni e relativi alla gestione di Bellolampo nell’era successiva al fallimento dell’Amia e per la realizzazione della settimana vasca il cui ritardo è uno dei motivi dell’attuale situazione. Si sa soltanto che l’inchiesta è nelle mani del procuratore aggiunto Sergio Demontis e che l’assessore Pierobon è stato ascoltato proprio da Demontis e dal sostituto Claudia Ferrari e che il verbale dell’interrogatorio è stato secretato con decreto del Pm emanato immediatamente dopo al fine dell’interrogatorio.

 

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