Un altro anno è passato e Catania festeggia, come da tradizione, la santa patrona della città, Sant’Agata con un concerto al Teatro Bellini. Si tratta di creazioni inedite pensate per l’occasione schierando l’orchestra e il coro al completo per l’esecuzione di due cantate, firmate da due compositori siciliani tra i più affermati del panorama internazionale.
Apre lo spettacolo l’inedito:”Passio Sanctæ Agathæ“, del siracusano Joe Schittino, seguito dalla ripresa di Diva Agatha del catanese Matteo Musumeci. Fissato per sabato 1 febbraio alle 20:30 l’evento vedrà: sul podio Antonino Manuli, maestro del coro Luigi Petrozziello, voce solista il mezzosoprano Josè Maria Lo Monaco.
“La diffusione del genere oratoriale a Catania – ricorda Maria Rosa De Luca, storica della vita musicale catanese in età moderna – fu legata principalmente alla festa di sant’Agata, articolata in due date (5 febbraio e 17 agosto) secondo un antico e complesso cerimoniale che traduceva lo spazio urbano in un immenso teatro en plein air, nonché seducente ‘spettacolo per gli occhi’”.
La seconda parte della locandina prevede la prima esecuzione della Passio Sanctæ Agathæ, cantata in otto parti e un interludio per coro e orchestra di Joe Schittino. Liberamente adattata e tradotta dalla Vita di Sant’Agata contenuta nel Manoscritto 173, custodito alla Biblioteca Capitolare di Trento, la passione riprende un’antica lezione del XV secolo: la narrazione della vita di Agata si conclude con l’eruzione dell’Etna, che viene fermata con l’ostensione del velo della Santa, posto a suggello della sua sepoltura.
“Le otto stazioni della Passio Sanctæ Agathæ – illustra il compositore – sono un percorso leggibile a più livelli, che dalla materia informe e strisciante delle prime battute conduce alla monumentale luminosità del finale. Gli episodi del testo sono isolati nella loro iconicità e affidati al coro, protagonista assoluto (tanti i passaggi a cappella, a blocchi di severe armonie polimodali), che non è solo personaggio ma anche pozzo della memoria: nei due colloqui fra Agata e Quinziano, domande e risposte sono spesso compresenti, ‘risonanze’ che affiorano dall’evocazione. L’orchestra è un ‘serbatoio lirico’ che trapunta il coro come uno spigoloso fregio art déco, con fremiti di archi, colonne di accordi politonali, armonie liquide dei legni e improvvise lacerazioni delle detonanti percussioni. La musica vive di continui cambi di registro e di stile, quasi un sorvolare la Storia (dal Debussy del Martyre de Saint Sébastien al Messiaen del Saint François d’Assise); punto culminante è l’interludio per sola orchestra, a martirio appena consumato: quasi una ‘apoteosi’ che nella fantasia dell’autore descrive il viaggio supremo della Santa Martire catanese, la sua ascensione al Cielo.”
La concertazione della soirée musicale è affidata alla bacchetta di Antonino Manuli, per lunghi anni in forze all’orchestra dell’ente lirico etneo come primo corno.
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