Era in piazza Carlo Alberto, sede dello storico mercato di Catania che un gruppo ben organizzato aveva monopolizzato la vendita di sigarette di contrabbando.

I finanzieri hanno arrestato 5 persone, mentre per 14 è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. 

Le indagini dei finanzieri hanno consentito di riscontrare che l’associazione, con un ruolo egemone da parte del figlio di un esponente riconducibile al noto clan mafioso catanese degli ‘Sciuto-Tigna’ aveva suddiviso l’area del mercato in 4 zone, esercitando il controllo minuzioso su ognuna di esse e stabilendo per tutte i prezzi per la minuta vendita delle sigarette eliminando qualsiasi forma di concorrenza.

CHI SONO LE PERSONE ARRESTATE 

Le cessioni, che venivano effettuate anche grazie a stalli posizionati nei punti di maggiore afflusso e transito degli avventori del mercato, erano garantite dagli ambulanti abusivi a un prezzo di circa 3 euro a pacchetto.

Gli ambulanti, alcuni dei quali vivevano completamente con i proventi dell’illecito commercio, al termine della giornata, raccoglievano i tabacchi invenduti e li nascondevano in alcuni furgoncini ovvero nelle cabine elettriche o telefoniche vicino Piazza Carlo Alberto, pronti per essere riproposte sui banchetti il giorno seguente.

Per nascondere e conservare le stecche di sigarette, l’organizzazione è ricorsa anche alla copertura fornita da una “edicola” ambulante allestita nella piazza gestita da una donna anziana. Inoltre, nei giorni di assenza del venditore normalmente preposto allo smercio delle sigarette, era la stessa donna che assicurava anche la vendita dell’illecito prodotto al fine di mantenere il presidio della zona di influenza.

La suddivisione del territorio tra i vari sodali e i singoli ambulanti era fatta secondo un principio gerarchico, in base al quale i migliori stalli competevano ai soggetti più importanti e di spessore. Alcune postazioni, infatti, erano in grado di assicurare un guadagno anche di oltre 1500 euro a settimana, garantendo al commerciante una paga giornaliera di circa 50 euro. Nel caso di scarso rendimento nelle vendite, l’organizzazione sanzionava l’ambulante con una forte riduzione della paga.

Le Fiamme Gialle hanno così ricostruito l’intera dinamica illecita riscontrando cessioni di tabacchi per quasi una tonnellata (pari a circa 50.000 pacchetti di sigarette), per un totale di tributi evasi di circa € 138.000.

L’organizzazione vendeva tabacchi di diversa qualità: sigarette provenienti dal regime “duty free”, di migliore manifattura, ovvero le “tinte”, come emerso dalle intercettazioni, tabacchi di scarsa qualità nei quali è stata rinvenuta anche la presenza di muffe e batteri dannosi.

In particolare, le analisi microbiologiche, eseguite dalla locale Asp di Catania sui campioni di prodotto sequestrato dai militari, hanno permesso di riscontrare la presenza di una elevatissima carica batterica e di miceti, agenti che sono in grado di provocare patologie infettive all’apparato respiratorio, digerente, nonché al sangue. L’attività d’indagine, partendo dal monitoraggio degli ambulanti, ha consentito di risalire la catena organizzativa fino all’individuazione dei responsabili e di recidere i canali di approvvigionamento, localizzati principalmente nell’area del lentinese.

Le sigarette, anche dopo lunghe trattative, venivano acquistate dall’organizzazione al prezzo di circa un euro a pacchetto, assicurando così un margine complessivo di guadagno di 2 euro a confezione. Per ridurre il rischio di controlli, i venivano trasportati ben nascosti a bordo di alcune vetture e, come filmato dagli investigatori, ceduti dai lentinesi ai catanesi nei parcheggi di alcuni centri commerciali del palaghiaccio etneo.

Il sodalizio criminale era riuscito, grazie a una costante fornitura di tabacchi venduti ad un prezzo decisamente concorrenziale, a ramificare la propria presenza anche in altri mercati rionali della Sicilia orientale a Messina e a Paternò.