“E’ un paese con grandi risorse ma ci vorranno anni per tornare ai tempi pre-covid. Stiamo vivendo con speranza e ottimismo il post pandemia ma la batosta è stata brutta, per tutti noi”. Lo dice a BlogSicilia Marco Antonio Molino, catanese che da 10 anni vive stabilmente in Perù, dove è impegnato nel sociale e nella tutela ambientale.
Della famiglia Molino vi abbiamo già parlato, ed oggi Marco ci racconta come sta affrontando il ritorno alla vita ‘normale’ dopo il Covid19 che ha messo in ginocchio la città nella quale vive, Iquitos – capoluogo della regione di Loreto – e portato via il padre Rosario, morto nel giugno 2020.
Soltanto nella regione di Loreto i morti dovuti al Covid sono stati oltre 3600. “Adesso i contagi – spiega Marco – sono diminuiti moltissimo grazie alle vaccinazioni, e pian piano stanno riaprendo tutte le attività. Si temeva una terza ondata di Covid che per fortuna non c’è stata. Io mi sono rimboccato le maniche e sto cercando di ripartire con i miei progetti, ma non è semplice. Tuttavia, non perdo la speranza”.
La vita di Marco cambia 15 anni fa quando, da turista, visita il Perù. Innamorato della natura da sempre, capisce che nel paese sudamericano può portare avanti i suoi progetti. “Quando vivevo a Catania – ricorda sorridendo – e mi emozionavo nel vedere una farfalla, i miei amici pensavano che io fossi un po’ strano. Invece quando sono venuto qui in Perù, ho avuto modo di vedere tutto quello che sino a quel momento avevo visto solo nei documentari: animali meravigliosi e natura rigogliosa, una eccezionale biodiversità da proteggere perché in pericolo. Mi si è svelato una sorta di universo incantato, ho capito che potevo dare un senso diverso alla mia vita. Qui è iniziata la mia seconda vita”.
E’ così che Marco nel 2008 fonda la ong Nuestro Horizonte Verde, il cui scopo è tutelare la foresta amazzonica con progetti che si intersecano anche con il sociale, attraverso il coinvolgimento delle nuove generazioni.
Con i genitori che si trasferiscono ad Iquitos per dargli una mano, nell’ottobre del 2019 crea, dopo oltre due anni di lavoro, un giardino botanico e una fattoria didattica che chiama “Natura Viva”.
“In particolar modo mio padre – dice con commozione – mi ha aiutato davvero tanto. Ha sposato con entusiasmo tutti i miei progetti. Lui era un docente, amava molto la cultura, l’ambiente e i bambini, aveva la mia stessa visione del mondo, abbiamo condiviso tutto. Adesso io voglio continuare a percorrere la strada che avevamo tracciato insieme anche per lui che non c’è più ma che dal cielo continua ad aiutarmi”.
E’ proprio per le nuove generazioni che nasce “Natura Viva”. Marco presenta il suo progetto al ministero dell’Istruzione peruviano che lo approva. Fattoria didattica e giardino botanico diventano meta delle visite di scolaresche, principalmente, famiglie e turisti. Ma poi arriva il Covid e si blocca tutto. Marco deve affrontare la malattia e la morte del padre, Natura Viva chiude e comincia per la famiglia Molino una fase assai difficile.
Adesso è tempo però di guardare al futuro, proprio come Marco sta facendo. Dopo lunghi mesi di inattività, Natura Viva ha da poco riaperto, e sono arrivati i primi turisti, soprattutto locali.
“Per me è una gioia accoglierli – aggiunge Marco – ma non vedo l’ora di tornare ad aprire le porte di Natura Viva ai bambini. In Perù le scuole non hanno ancora riaperto, o meglio, solo poche classi sono tornate alla didattica in presenza. Natura Viva nasce per far sì che i bambini si riapproprino dell’amore per la natura che i peruviani avevano e che hanno perso a causa della globalizzazione, che è arrivata anche qui e delle nuove tecnologie.
I giovani peruviani vogliono tutti trasferirsi a Lima, stanno perdendo le loro radici, l’amore per la foresta amazzonica”.
Marco ha un obiettivo preciso: “Natura Viva vuole emozionare proprio mettendo i bambini a contatto con la natura. Le emozioni si trasformano in amore e l’amore in salvaguardia. Le grandi multinazionali stanno sfruttando a dismisura la foresta, impoverendola. Io sono contrario a tutto questo, e credo che il futuro dell’Amazzonia dipenda dalle nuove generazioni. A Natura Viva ho modo di cogliere le emozioni che i bambini provano, per esempio, nel tenere sul palmo della mano un pulcino o un coniglietto, che magari hanno visto solo in tv o nei cartoni animati. Credo fermamente nel cambiamento culturale, i miei progetti potrebbero essere considerati un granellino di sabbia nel mare, ma io ho intenzione di portarli avanti con determinazione”.
Ma per Marco, e lui ci tiene a sottolinearlo, è stato fondamentale l’aiuto di Federico Marco Ventre Ferro (nella foto), agente consolare onorario di origini genovesi. “Abbiamo sviluppato tanti progetti insieme – aggiunge -. E’ una persona di grandissima umanità e altrettanta sensibilità. Ventre Ferro, insieme ai consoli di Regno Unito, Spagna, Brasile, Austria, Francia e Colombia sta lavorando molto per far ripartire il turismo nel 2022 nella regione di Loreto.
Lui è referente per le regioni amazzoniche del Perù: Loreto, San Martin e Amazonas. E’ un uomo di grande apertura mentale, sempre disposto ad aiutare gli italiani che si trovano qui ma soprattutto la popolazione locale con diverse iniziative”.
Marco è un vulcano di idee e progetti, dei quali parla quasi con timidezza. “Ho scoperto con gioia – racconta ancora – di aver creato la prima installazione permanente in Perù di bonsai di alberi della foresta amazzonica. Sono 25 bonsai in tutto. Io avevo imparato la tecnica del bonsai, antica di tremila anni, a Catania, da un maestro cinese. Qui ho avuto modo di coniugare le mie conoscenze con i miei progetti di salvaguardia ambientale.
Dopo una lunga ricerca ho individuato gli alberi tipici dell’Amazzonia e ho pensato all’installazione proprio in una parte di Natura Viva che confina con la foresta. Sto realizzando altri 25 bonsai.
A turisti e bambini spieghiamo che si tratta di alberi a rischio estinzione e che la biodiversità di questi luoghi è in crisi. Spero di creare così un circolo virtuoso di attenzione per l’ambiente”.
In Perù c’è una antichissima leggenda che Marco ci racconta, premettendo: “A volte mi sento come il colibrì ma voglio comunque dare il mi contributo. So per certo che la natura aiuta gli uomini sempre, ma la stessa natura esige rispetto, è quello che io cerco di tramandare a chi viene a Natura Viva”.
La leggenda narra di un grosso incendio che un giorno scoppiò nella foresta amazzonica. Tutti gli animali si diedero alla fuga per mettersi in salvo, tranne un colibrì. Additato dagli altri come ‘pazzo’, andò al fiume raccogliendo nel becco una goccia d’acqua per dirigersi verso l’incendio e spegnerlo. Il colibrì morì tra le fiamme, non prima però di aver fatto cadere sulla foresta la sua goccia d’acqua. Quella goccia salvò un seme, che invece di morire, continuò a vivere, diventando l’albero più grande e rigoglioso della foresta amazzonica.