Sensibilizzare alla cultura della donazione degli organi è ‘vita’. E’ una possibilità in più per quei pazienti, malati, in attesa di un trapianto.
Misterbianco e l’associazione ‘Partito Sant’Orsola’ hanno voluto ricordare Nino Caruso recentemente scomparso e il gesto d’amore dei suoi familiari che hanno donato gli organi per salvare altri pazienti.
Durante il convegno ‘Aiutaci ad aiutare: donare è vita’, promosso dall’associazione con il patrocinio della Presidenza del Consiglio Comunale di Misterbianco è stato affrontato il tema delicato della donazione degli organi.
Tra gli ospiti c’era il dottor Nino Parisi, presidente dell’Aido di Paternò, l’associazione comunale intitolata ad una paziente, Agata Santonocito, che è morta in attesa di un trapianto di fegato.
“E’ importante parlare della donazione – ha spiegato Parisi – perché è un fenomeno sommerso e noi abbiamo iniziato un percorso andando nelle scuole a parlare con gli studenti, nelle parrocchie e parliamo soprattutto alle famiglie”.
“La donazione degli organi è una lezione di vita – ha aggiunto Parisi – è un gesto di carità che coinvolge anche il mondo cattolico e della Chiesa, del resto se ne parla già nelle Encicliche di Paolo VI, un fenomeno di cui si parla già nel 1968, ma adesso dobbiamo rimboccarci le maniche perché è il momento di operare nel tessuto sociale dei nostri territori. Ancora i giovani non hanno preso coscienza del fatto che è un atto d’amore: donare un organo significa dare la possibilità a chi è in fin di vita o aspetta di essere trapiantato di potere vivere”.
Antonino Caruso, insegnante di educazione artistica, che tutti in paese conoscevano come ‘Nino l’artista’ era stato ricoverato per un malore lo scorso primo luglio all’ospedale Garibaldi Centro. Le sue condizioni erano subito apparse critiche. Quando dopo 10 giorni di agonia, i medici ne avevano diagnosticato la morte cerebrale, i familiari il fratelli Francesco e Nicola e i nipoti, hanno deciso di donare gli organi che hanno salvato la vita di tre persone. Il fegato e un rene hanno raggiunto Palermo per essere impiantati a riceventi compatibili, mentre l’altro rene è rimasto a Catania a disposizione di un paziente bisognoso.
A eseguire l’operazione di espianto, all’interno della struttura di chirurgia d’urgenza del Garibaldi, sono state le equipe del Policlinico di Catania e dell’Ismett di Palermo.
“Parlate della morte a tavola, con i vostri figli, con i vostri familiari. Non deve essere un argomento tabù”. E’ l’appello lanciato da Ilenia Bonanno, medico rianimatore dell’ospedale ‘Garibaldi Centro’ fa parte dell’equipe di Sergio Pintaudi.
“Parliamo della vita, dei beni materiali, del fatto che vogliamo vivere la vita al meglio, che vogliamo diventare dei professionisti, ma mai parliamo della morte. Non la vogliamo accettare e pensiamo che non esiste, ma ne parlano in chiesa quando andiamo a messa la domenica. Esiste anche in medicina. Io sono un medico rianimatore e come tutti i miei colleghi abbiamo a che fare, purtroppo, ogni giorno con pazienti che muoiono e con familiari che si affacciano alla morte come una sorpresa, ma che in realtà fa parte della vita”.
La dottoressa Ilenia ha avuto in cura Nino Caruso. Come ricorda l’incontro con i familiari?
“Sono state delle persone dolcissime che a tutti noi hanno insegnato veramente cosa vuol dire la vita e che essere medici non è solo avere a che fare con le malattie, ma con persone come loro che sono espressione della vita…”.
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