Beni per tre milioni di euro sono stati confiscati dalla Dia ad Antonino Sciacca di 64 anni, già condannato per associazione mafiosa, poiché inserito nel consesso malavitoso che opera a Bronte e nei comuni limitrofi, punto di riferimento per i pluripregiudicati Francesco Montagno Bozzone e Salvatore Catania tutti e due federati alla cosca mafiosa “Santapaola-Ercolano”.

Il provvedimento di confisca è stato deciso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale su proposta del direttore della Dia Nunzio Antonio Ferla.

Antonino Sciacca è stato già colpito assieme ai due figli Vincenzo e Signorino da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel 2004 dal Tribunale di Catania nell’ambito dell’operazione Tunnel per associazione di stampo mafioso finalizzata alla commissione di delitti contro la persona ed il patrimonio. Dopo il bibattimento è stato condannato dal Gup a 3 anni e 4 mesi per associazione mafiosa (pena confermata nel 2012 dalla Corte di Appello di Catania).
Durante quell’operazione vennero arrestate 23 persone, tutte di Bronte, Maniace e Cesarò e accusate di appartenere ad associazione mafiosa, finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti (omicidi, tentati omicidi, estorsioni,lesioni, minacce, danneggiamenti, incendi, furti) e all’acquisizione in modo diretto e indiretto della gestione e controllo delle attività economiche presenti sul territorio. Sciacca fu ritenuto elemento di primissimo piano dalla Dia: le indagini della direzione nazionale antimafia indagò anche la la moglie, titolare di un’impresa inserita nel settore dell’edilizia, quest’ultima agevolata nella fornitura del materiale dall’alterato regime di concorrenza sul mercato.

Gli accertamenti patrimoniali svolti sul suo conto hanno evidenziato l’assenza di risorse lecite idonee a giustificare gli investimenti effettuati e, nel contempo, una cospicua e generalizzata sproporzione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio posseduto. Con il provvedimento adottato a carico dello Sciacca è stata, quindi, disposta la confisca del patrimonio riconducibile allo stesso, al momento stimato in oltre tre milioni composto da diversi rapporti bancari, da numerosi automezzi, da un’impresa operante nel territorio di Bronte e da beni immobili ubicati nello stesso Comune. Confiscata pure la Sicilia Inerti di Giacomina Barbagiovanni, un’attività di frantumazione di pietre e minerali vari già oggetto di attenzione da parte della Dia

Rilevata inoltre l’illecita realizzazione e gestione di una discarica abusiva di rifiuti speciali all’interno del Parco Regionale Naturale dell’Etna e all’attività estrattiva abusiva di materiale vulcanico in località gravata da vincolo ambientale. Motivo per il quale la titolare dell’impresa è stata denunciata dal Corpo Forestale.
br

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