Trentuno condanne e cinque assoluzioni: è la sentenza pronunciata dal Gup Luigi Barone a conclusione del processo abbreviato nato dall’inchiesta ‘Sotto scacco’ nei confronti di tre gruppi criminali di Paternò e Belpasso legati a Cosa nostra di Catania.

Le indagini dei carabinieri

Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Dda, portarono al blitz del 4 maggio del 2021 contro gli storici clan mafiosi Alleruzzo, Assinnata e Amantea e dei loro vertici legati alla ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano che gestivano in esclusiva il traffico di droga e le estorsioni nella ‘zona di appartenenza’.

I condannati

Tra i condannati, a 8 anni e 4 mesi di reclusione, c’è anche Daniele Licciardello accusato di un tentativo di estorsione al cavaliere Giuseppe Condorelli, a capo di una famosa azienda dolciaria etnea con un messaggio con errori di ortografia e sgrammaticato, ma dal significato chiaro: “Mettiti a posto o ti faccimo saltare in aria cercati un amico”.

L’imprenditore, famoso per i suoi torroncini pubblicizzati da Leo Gullotta, aveva denunciato la richiesta di ‘pizzo’ e si è poi costituito parte civile nel procedimento, così come hanno fatto anche il Comune di Belpasso e diverse associazioni antiracket.

Tra i condannati anche Santo Alleruzzo (11 anni), Domenico ‘Mimmo’ Assinnata senior (un anno e quattro mesi in continuazione), Pietro Puglisi (20 anni) e Salvatore Vito Amantea (15 anni). Il gup ha assolto Vincenzo Gattarello, Salvatore Fallica, Vincenzo Asero, Paolo Biondi e Katia Cunsolo.

La tentata estorsione nel 2019 a Condorelli

Nel mirino del clan di Belpasso decimato dagli arresti dell’operazione ‘Sotto Scacco’ c’è quindi anche il cavaliere Condorelli, il produttore dei torroncini di Sicilia. Nel 2019 gli affiliati del gruppo malavitoso legato al clan Santapaola-Ercolano avevano recapitato un pacco con un biglietto con la scritta “cercati un amico” e una bottiglia incendiaria. Condorelli ha denunciato il tentativo di estorsione ai Carabinieri. Nella conversazione agli atti dell’inchiesta i due parlano dei rischi che si posso corre al tentativo di estorcere denaro a un personaggio di rilievo nazionale come il produttore dei torroncini e così la mafia dell’hinterland pedemontano dell’Etna cambia strategia criminale: abbandona l’idea di compiere l’estorsione a Condorelli.