Sono il capo della missione, Anabel Montes, e il capitano della nave, Marc Reig, i due indagati della Ong ProActiva Opern Arms, dei tre iscritti nel registro notizie di reato, dalla Procura di Catania per associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. La vicenda è quella del sequestro della nave dell’organizzazione spagnola ProActiva Open arms dopo lo sbarco a Pozzallo. Lo rende noto la stessa organizzazione sul proprio profilo Twitter spiegando che i due ieri “hanno passato diverse ore alla stazione di polizia, dopo essere stati sottoposti volontariamente sabato a un interrogatorio di oltre quattro ore ciascuno, e dopo aver consegnato, anche su base volontaria, tutte le registrazioni dei salvataggi di giovedì, quando si è verificato un incidente con la guardia costiera libica”.

Il terzo indagato è il responsabile dell’Ong che ha parlato con loro dando indicazioni durante le operazioni di salvataggio dei 218 migranti e degli avvenimenti successivi che hanno portato la nave ad approdare e Pozzallo, e che per la Procura risulta ancora ufficialmente non identificato.

“L’Italia in prima linea e l’Unione europea dietro vogliono farci pagare ciò che dovremmo fare. Il crimine di solidarietà è stato inventato” ha detto Oscar Camps, direttore dell’Ong su Twitter. “Dopo l’incidente con i libici – ha aggiunto – invece di dare un porto di destinazione all’Italia come al solito, il governo italiano ha lasciato le braccia aperte senza un porto sicuro per sbarcare i migranti per 24 ore”.

La Ong si difende sostenendo che il salvataggio non è avvebuto in acque libiche ma internazionali e dunque le motovedette libiche non avevano titolo per pretendere la consegna dei migranti.

L’episodio sarebbe avvenuto “a 73 miglia nautiche della costa libica, in acque internazionali” ribadisce ProActiva Open Arms, nella ricostruzione dell”incidente’ su Twitter, confermando che “la pattuglia libica è arrivata un’ora dopo che le imbarcazioni di salvataggio delle Open Arms hanno localizzato la barca e assicurato a tutti i naufraghi i giubbotti di salvataggio”.

“I migranti – sottolineano dalla Ong spagnola – erano terrorizzati dal fatto di essere costretti a salire sulla motovedetta. Dopo due ore di ‘persecuzione’, la guardia costiera ha detto che era in grado di salvare la nave. Alcuni di loro si sono tuffati in mare per evitare di essere riportati in Libia”. I migranti hanno poi raccontato ai soccorritori delle “torture che avevano subito in Libia e come i trafficanti hanno estorto le loro famiglie perchè pagassero in cambio della loro liberazione”.

Ma per la procura di Catania la ricostruzione è tutta da verificare ed anche se il salvataggio fosse avvenuto fuorid alle acque libiche i migranti dovevano essere consegnati, casomai, a Malta e per questo si configurerebbe il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina