- Situazione stazionaria dell’Etna dopo le fasi parossistiche
- Coldiretti ora chiede norme celeri e ad hoc per danni da cenere
- Istituire ‘comunità etnea’.Per pulire servono tempo e manodopera
L’Etna continua a eruttare con colonne di cenere che si stagliano nel cielo della Sicilia. La ricaduta di cenere che non solo produce disagi sul piano dei trasporti e della viabilità, ma crea ingenti danni all’agricoltura. Oltre che gravare sui Comuni e sui cittadini per la pulizia straordinaria.
Al momento la situazione è stazionaria
Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Etneo, che controlla h24 il vulcano, in
seguito ad una parziale visibilità della zona sommitale si osserva una colata lavica lungo la parete della Valle del Bove che si attesta ad una quota di circa 2200 m s.l.m. Continua l’attività esplosiva con emissione di cenere che si disperde immediatamente. L’ampiezza del tremore del complesso vulcanico rimane stazionaria a livelli medi. L’attività infrasonica risulta bassa. Dalla fine della fase parossistica i dati delle reti di monitoraggio delle deformazioni non evidenziano ulteriori variazioni significative.
Ora si contano i danni all’agricoltura
La regione ha dichiarato lo stato di crisi e di emergenza regionale e richiesto al Consiglio dei ministri lo stato di emergenza nazionale per 13 Comuni ricadenti nelle aree sommitali dell’Etna e per altri 30 Comuni dell’areale etneo. Lo ha deliberato, il governo Musumeci sulla base della documentazione fornita dalla Protezione civile regionale sui danni e i rischi provocati da cenere e lapilli caduti durante gli undici episodi parossistici registrati dal 16 febbraio. “Oltre un mese di spettacolari eruzioni dell’Etna hanno riversato cenere e lapilli nelle campagne dove sono state danneggiati vivai di piante e fiori, ortaggi così come gli agrumi graffiati dalla potenza della sabbia”. Lo afferma Coldiretti che rileva come di “fronte dei fenomeni sia ormai indispensabile in Sicilia l’istituzione di una vera ‘comunità etnea’ che preveda norme ad hoc per chi è costretto a subire ormai periodicamente i danni della cenere”.
Chiesto nuovo sistema d’interventi
“Ai danni alle coltivazioni – sottolinea Coldiretti – si aggiungono i disagi per chi è costretto alla pulizia straordinaria delle canalette di scolo, o alla pulizia delle strade rurali, in molte zone la terra è stata sommersa da una coltre nera. Per pulire le strutture e le coltivazioni – spiega Coldiretti – serve tempo, acqua e quindi l’impiego massiccio di manodopera. Siamo di fronte a dei cambiamenti anche del vulcano – osserva Coldiretti – e quindi bisogna avviare anche un nuovo sistema d’interventi che salvaguardi anche gli imprenditori agricoli con norme celeri e ad hoc”.
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