• L’Etna ricopre di cenere i paesi
  • La Regione delibera lo stato di crisi per 43 Comuni
  • Polemiche da Partito Democratico

Dichiarato lo stato di crisi e di emergenza regionale e richiesto al Consiglio dei ministri lo stato di emergenza nazionale per 13 Comuni ricadenti nelle aree sommitali dell’Etna e per altri 30 Comuni dell’areale etneo. Lo ha deliberato, il governo Musumeci sulla base della documentazione fornita dalla Protezione civile regionale sui danni e i rischi provocati da cenere e lapilli caduti durante gli undici episodi parossistici registrati dal 16 febbraio. Il dirigente generale del dipartimento della Protezione civile, Salvo Cocina, è stato nominato commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti.

1 milione di euro dal bilancio regionale

La Regione, tramite lo stesso dipartimento, sta già provvedendo a impegnare un milione di euro dal bilancio regionale, dopo averne già stanziati 600mila per reperire mezzi e affidare servizi aggiuntivi a quelli dei Comuni per lo spazzamento e la raccolta della cenere. Il 7 marzo soltanto si stima ne siano caduti 678 mila metri cubi. Una valutazione completa dei danni è ancora in corso, ma sui costi di raccolta, rimozione e smaltimento delle ceneri è stata stimata una spesa complessiva di circa quindici milioni di euro. Ancora non sono quantificabili, invece, i danni alle coperture degli edifici, ai sistemi di smaltimento delle acque e alle attività agricole: si ritengono comunque superiori ai dieci milioni di euro. La Protezione civile regionale, inoltre, in linea con le preoccupazioni del presidente Musumeci, ha evidenziato un potenziale rischio per la salute dovuto alla polverizzazione della cenere vulcanica se non raccolta tempestivamente.

Chiesto anche l’intervento dello Stato

Alle prime risorse regionali debbono far seguito quelle più consistenti da parte dello Stato, per affrontare un fenomeno di così ampie proporzioni. Per questo è stato richiesto pure lo stato di emergenza nazionale ai sensi dell’art. 24 del decreto legislativo n. 1/2018, che prevede anche sostegno di uomini e mezzi. Lo stato di crisi e di emergenza regionale, ai sensi della legge 13/2020, è stato intanto proclamato per i Comuni ricadenti in un territorio di circa 30 mila ettari.

Polemiche da Pd

“A distanza di oltre 25 giorni dal primo evento parossistico finalmente la giunta di governo si è svegliata dal letargo. Ma la situazione resta complicata e serve comunque trovare urgentemente risorse nella Finanziaria per erogare i ristori ai comuni su cui si è abbattuta la cenere lavica dopo le ripetute eruzioni dell’Etna”. Lo dice il deputato e segretario del PD Sicilia, Anthony Barbagallo, replicando alla nota di Palazzo d’Orleans con cui si dà notizia della dichiarazione dello stato di crisi e della richiesta dello stato di emergenza per i comuni etnei. “La maggioranza di centrodestra rinunci a qualcuna delle (tante) marchette – prosegue Barbagallo – inserite nella manovra finanziaria per trovare i soldi necessari a ristorare i comuni che devono far fronte all’emergenza determinata dalla cenere vulcanica in seguito alle ripetute eruzioni dell’Etna”.

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