“Se il fenomeno sull’Etna si esaurirà perché non più alimentato dal ‘basso’, ovvero dai livelli più profondi della crosta, sarà come nel 2011 o nel 2013. Il fenomeno si concluderà e ‘amen’. Ma esiste anche la possibilità, come avvenne ad esempio nel 2001, che questa decompressione favorisca la risalita di una ‘lama’ di lava che riesce ad infilarsi creando una vera e propria eruzione laterale. Questa ipotesi rappresenterebbe lo scenario più temuto che noi come Ingv monitoriamo con maggiore attenzione”. Lo afferma il vulcanologo dell’Ingv di Catania, Mario Mattia, che in una lunga intervista all’AdnKronos in merito all’attività dell’Etna che dal 16 febbraio scorso ha fatto registrare ben quindici attività parossistiche, aggiunge come “intorno al vulcano ci sono un centinaio di coni, detti avventizi, ‘prodotti’ di quelle eruzioni laterali che rappresentano l’attività più pericolosa dell’Etna, eruzioni capaci di creare danni ai paesi e alle infrastrutture”.

Il rischio di eruzioni laterali

“In questo momento – precisa Mattia- l’attività e’ legata all’area sommitale ed e’ realistico che continui li’. Naturalmente non dobbiamo sottovalutare che esiste anche il rischio di eruzioni laterali”.

Parossismo e fontane di lava

Per Mario Mattia “non possiamo prevedere quanti altri fenomeni si susseguiranno e in quale lasso di tempo. Parliamo di un sistema ‘naturale’ che ha migliaia di variabili che possono entrare in gioco in qualunque momento”.
Il vulcanologo precisa e ribadisce che “non possiamo fare previsioni sulla durata. Possiamo dire che allo stato attuale non ci sono segnali che ci testimoniano un cambiamento sostanziale”.
Mario Mattia ricorda che “nel 2000 vi furono ben sessantasei di questi episodi di parossismo. Poi, dopo una ‘pausa’, dal maggio del 2001 altri 15 eventi precedettero l’eruzione di quell’anno. E’ dunque una caratteristica tipica dell’attività dell’Etna – osserva- quella di produrre certe ‘frequenze’ come quelle di queste ultime settimane con fontane di lava ricorrenti”.

Per il momento situazione “in equilibrio”

Il vulcanologo dell’Ingv evidenzia poi all’Adnkronos che “i fenomeni che si stanno susseguendo in queste ultime settimane sull’Etna ci dicono che, in un certo senso, c’è una sorta di sistema perfetto. In sintesi, tanta ‘roba entra’ e tanta ‘roba esce’ in quello che e’ il ‘sistema vulcanico’. Finché viene mantenuto questo equilibrio – continua Mattia- la situazione continuerà con queste modalità”.

L’ipotesi di nuove eruzioni

“Inevitabilmente però – ribadisce il vulcanologo- ci sarà un cambio in questo equilibrio, una rottura di questo equilibrio che si è creato. Ciò avverrà per la mancanza di materiale che rialimenta questi micro serbatoi superficiali che poi sono quelli che danno luogo alle attività delle fontane di lava, o avverrà per l’avvio di un nuovo stile eruttivo”.
“Per i dati che per adesso abbiamo – dice ancora Mattia- mi sento di dire che la situazione non è mutata. Quello che sta mutando riguarda invece una spettacolare ‘deflazione’, una sorta di poderoso ‘sgonfiamento’ dell’intero edificio vulcanico. Ciò rientra nella normalita’”.
“Tutto questo – rileva il vulcanologo dell’Ingv di Catania- e’ legato al fatto che grandi masse di ‘magma primitivo’, ‘originario’, con una composizione simile a quella del ‘mantello’, non hanno avuto il tempo di arricchirsi dei materiali di cui e’ costituita la crosta. Questo magma estremante energetico ricco di gas non ha esaurito ancora quell’energia che si sta comunque perdendo”.

La cenere vulcanica e i danni nei paesi pedemontani

Infine, Mario Mattia, fa riferimento che “resta il problema quello, si, della caduta della cenere vulcanica per la sicurezza stradale, della pulizia, dei danni che sta creando alle abitazioni, sui tetti delle case e nelle grondaie di tanti paesi pedemontani”.
“Per la salute dell’uomo- conclude Mattia- detto banalmente che respirare polveri non fa mai bene, esiste un campo di studi più vasto sulla sospetta cancerogenicita’ di queste ceneri. Ma su questo non mi pronuncio, riguarda la medicina”.

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