L’editore catanese Mario Ciancio Sanfilippo è stato assolto dalla Terza sezione penale del Tribunale dall’accusa di elusione-evasione fiscale, reato che gli era stato contestato dalla Procura della Repubblica di Catania per la vendita di frequenze televisive e di impianti televisivi da Rete Sicilia alla società Etis 2000 e da quest’ultima ad una società del gruppo Telecom tra il 2006 e il 2007.
La vendita fatta da Rete Sicilia a Etis 2000 era stata valutata dal pm come priva di valida giustificazione economica e, pertanto, anche se formalmente ineccepibile, realizzata solo per ricavare risparmi di imposta e quindi determinando un “abuso del diritto” costituente evasione – elusione sanzionata penalmente.
Durante il procedimento, la Procura aveva anche chiesto il sequestro per equivalente della somma di 3.158.000 euro, come somma ipotizzata profitto derivante dal reato. Ma il Gip Giuliana Sammartino, aveva rigettato la richiesta. Nel frattempo, la Commissione Tributaria provinciale di Catania aveva annullato i relativi avvisi di accertamento ritenendo assolutamente valida l’operazione economica.
Anche l’appello all’ordinanza di rigetto presentato dal Pm dinanzi al Tribunale del riesame era stato rigettato con provvedimento del 27 novembre 2014, così come la Corte di Cassazione il 20 novembre 2015 ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pm avverso il provvedimento del Tribunale del riesame.
Nei giorni scorsi la Terza sezione penale, presieduta dal giudice Elena Maria Teresa Calamita, ha quindi chiuso definitivamente la vicenda, alla luce della modifica legislativa per cui è mutato lo Statuto del contribuente, che esclude ogni rilevanza penale delle operazioni formalmente prive di valore economico e quindi costituenti un ipotetico “abuso del diritto”.
L’editore del quotidiano ‘La Sicilia’ è assistito dall’avvocato Carmelo Peluso.
Il giudice ha anche dichiarato “manifestamente infondata” l’eccezione di legittimità costituzionale sollevata dal pm che aveva posto la questione di presunta incostituzionalità della norma che ha abrogato, appunto, il reato fiscale in caso di “abuso del diritto”.
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