Torna alla ribalta delle cronache l’ex Perla Jonica, struttura ricettiva di lusso del catanese finita nell’oblio tra intricate vicende che hanno visto mescolarsi malaffare, malagestio, presunte speculazioni e l’immancabile presunto intreccio tra mafia e politica. “Il Fatto quotidiano” ripercorre le tappe di una vicenda dai molti contorni oscuri che non ha permesso sino ad oggi di fare rinascere dalle ceneri una struttura alberghiera di lusso che potrebbe rappresentare il volano per il turismo siciliano.

Un rudere

Oggi l’immobile di Acireale è poco più che un rudere. C’è solo lo scheletro di cemento di quello che fu una struttura di grandissimo valore ma che per una serie di vicissitudini è stata inghiottita dal degrado. Oggi comunque c’è un acquirente, la Med Group, che nel luglio scorso ha offerto 7 milioni per l’acquisto al tribunale fallimentare. Ancora in realtà i giochi non sono fatti perché ci potrebbe essere un rilancio per l’acquisto ma considerando la storia di questo immobile e i tempi “magri” appare difficile che concretamente qualcuno possa inserirsi nell’operazione.

L’acquirente attuale

La proprietà della Med Group è della famiglia palermitana Rappa, originaria di Borgetto, che di recente si è vista anche “riabilitare” con la restituzione di quasi tutti i beni che erano stati sequestrati per presunti collegamenti dei vertici con la mafia. Questa vicenda potrebbe a questo punto spingere la famiglia per davvero a pensare al rilancio di questa struttura, una volta risolte le sue grane giudiziarie alquanto comode.

Una storia di fallimenti e illusioni

Prima però l’ex Perla Jonica ha rappresentato una storia di fallimenti ed illusioni. L’illusione di rinascere con l’allora interessamento della Item, alle cui spalle c’era pure uno sceicco. Un investimento da ben 65 milioni di euro che si risolse, purtroppo, in un fallimento. Nella prima fase del cantiere i problemi sorti tra la Item e la Volteo Energie spa hanno portato alla rescissione del contratto di appalto e al mancato pagamento di buona parte dei lavori eseguiti dalle imprese catanesi subappaltatrici di Volteo, che infine ha chiesto e ottenuto dal tribunale di Milano il concordato preventivo di fallimento, pagando solo un’esigua parte dei debiti contratti.

Nel 2016 l’illusione

Alla fine del 2016 erano ripartiti i lavori, affidando alla Inso spa (Gruppo “Condotte”) l’appalto per il completamento dell’opera di ristrutturazione. Dopo un avvio spedito, in cui sono state coinvolte a pieno organico 6-7 imprese catanesi, i lavori sono stati nuovamente sospesi dalla Inso, e questa volta a tempo indeterminato.

 

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