L’incendio all’aeroporto di Fontanarossa continua a tenere banco e vede soprattutto la Sac, società di gestione, costantemente sotto accusa. Si parla potenzialmente di circa 100 milioni di euro di richieste di risarcimenti per i disagi patiti dai passeggeri nei giorni di chiusura. E c’è chi sostiene che i vertici della società sarebbero inadatti per una presunta errata gestione dell’emergenza.

I rischi

Sulla vicenda a mettere il dito nella piaga è Luigi Crispino, già gestore degli aeroporti di Lampedusa e Pantelleria e imprenditore aeronautico. “La crisi non è stata mai gestita dalla Sac – ha detto -. L’unico atto del gestore è stato quello di chiudere l’aeroporto, vale a dire una catastrofe economica. Quella scelta delle prime ore e quel che ne è seguito, costeranno all’aeroporto fino a 100 milioni, dei quali fino a 26 potrebbero essere i debiti solo verso le compagnie aeree costrette a cancellazioni, ritardi e riprotezioni. Mentre per i passeggeri potrebbe verificarsi il primo ricorso al regolamento europeo 261/2004, a valere su un aeroporto e non su un vettore. Questa mole di rischio espone i soci a rischio solvibilità”.

Restano tanti dubbi

Secondo il patron di Aerolinee Siciliane, dopo l’incendio sarebbe stato dovere del management correre immediatamente sul posto. E da qui attivare tutte le misure possibili per aprire l’aerostazione Morandi e posizionare lì quanti più varchi sicurezza possibili. “I passeggeri sono stati invece sparsi per tutta la Sicilia, per scoprire sulla loro pelle non solo i rischi corsi a Fontanarossa, ma anche che Comiso, gestito sempre dalla Sac è un aeroporto con tutta evidenza in stato di quasi abbandono. Perché non sia stato fatto nulla per evitare i dirottamenti e le cancellazioni è tuttora un mistero. Viene il dubbio che dentro i locali della vecchia aerostazione ci sia qualcosa che non ne consenta l’apertura. Se non ci fosse nulla, la scelta di non usare quelle aree pesa sulla libertà di movimento dei siciliani e dei turisti, ostaggi del caldo, dell’assenza di servizi informatici e della generale malagestione”.

Nella squadra antincendio un dipendente deceduto 2 anni fa

Crispino è molto dubbioso anche su quanto comunicato dal gestore aeroportuale catanese. “A noi non risultano dieci movimenti l’ora da Catania. Se per farli fossero bastate due tende da 50 metri quadri, non si comprenderebbe il caos degli ultimi dodici giorni. La verità è che managerialmente Catania Fontanarossa è a zero. È notizia di ieri che nelle squadre antincendio e per le emergenze è inserito anche un dipendente purtroppo deceduto due anni fa. Sac non gestisce nemmeno i propri dati interni. Non stupisce che non abbiano funzionato i sistemi antincendio. I fantasmi non possono attivarli”.

Davanti a queste realtà, Crispino si domanda come mai i soci dell’impresa pubblica che gestisce Fontanarossa e Comiso, così come buona parte della politica siciliana e nazionale e perfino l’Enac “restino inerti davanti ad un simile disastro”. Il presidente di Aerolinee Siciliane ha anche diffuso un lungo dossier dove sono elencati gli errori e le azioni che sarebbero state opportune, dopo l’incendio.

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