Anche quest’anno il libro si conferma un dono natalizio ideale e a Catania i due volumi più venduti, nella centralissima Libreria Bonaccorso di piazza Duomo, sono di autori della stessa città: Giuseppe Lazzaro Danzuso, con “Ritorno all’Amarina” e Pippo Baudo che con Paolo Conti ha scritto “Ecco a voi. Una storia italiana”.
“Per Natale – ha detto Salvo Pandetta, titolare della Bonaccorso – si vende ovviamente ogni genere di libro, ma alcuni stanno andando benissimo. Solo nella nostra libreria in pochi giorni ‘Ritorno all’Amarina’ ha sfondato il tetto delle cento copie vendute, contro le trenta di Baudo, secondo, mentre al terzo con una dozzina c’è Elena Ferrante con ‘L’amica geniale’, che ha avuto una ripresa dopo la messa in onda dello sceneggiato televisivo di Saverio Costanzo”.
“Abbiamo dedicato – ha aggiunto – un ampio spazio della nostra vetrina al libro di Giuseppe Lazzaro Danzuso perché prevediamo che ci saranno ancora tante persone che lo acquisteranno. Si tratta di un romanzo coinvolgente dedicato a una generazione alla quale appartengo anch’io, passata dalla preistoria alla fantascienza, ma che viene comprato anche da tanti ragazzi perché rappresenta un punto di contatto tra baby boomers e millennials. Non a caso è stato definito ‘il romanzo di tutti’ durante la presentazione nell’aula magna dei Benedettini”.
“Mi ha colpito – ha aggiunto – non tanto che diversi insegnanti abbiano comprato ‘Ritorno all’Amarina’ con la Carta del Docente, quanto che alcuni abbiano utilizzato il 18app per prendere il libro come dono ai genitori o ai nonni. Credo che se ne parlerà molto, nelle famiglie catanesi, in queste vacanze di Natale, del libro di Giuseppe Lazzaro Danzuso, come testimonia anche l’altissimo numero di visualizzazioni della pagina Facebook sul volume aperta dalla casa editrice Lupetti e in cui si trovano deliziosi filmati originali degli anni Sessanta”.
La scheda del libro
“Ritorno all’Amarina”, edito da Fausto Lupetti, è il romanzo della memoria ritrovata di una generazione di italiani. Pur partendo da quella del protagonista e della sua pittoresca famiglia, la storia narrata in riguarda in realtà un’intera generazione di italiani faticosamente passata dalla preistoria alla fantascienza. E che al termine di questa estenuante maratona sente disperatamente il bisogno di guardarsi indietro, di prendere fiato e salvaguardare la propria umanità attraverso il racconto di sé stessa e dei propri genitori, nonni, avi. Recuperando quel dialetto che è lingua del cuore. Un libro che spinge a frugare nei cassetti alla ricerca di vecchie foto di famiglia, per tornare al paradiso dell’infanzia, riconciliandosi con le proprie radici trovando lo stimolo per trasmettere storie e ricordi a figli e nipoti, ai millennials.
Perché “Cunti con le gambe siamo. Cunti viventi. Cuntati beni o mali, ma cunti”.
“Ritorno all’Amarina” è un libro nel quale chiunque abbia tra i quaranta e i settant’anni (e più) può riconoscersi. Non solo quei baby boomers vissuti in un’Italia felice, ancora povera ma che si sentiva ricca sfondata.
Era, quello, il Bel Paese delle maglie di lana rammendate, dei calzoni corti e delle ginocchia sbucciate, dei cravattini e del burro di cacao, dei gettoni telefonici e della Vespa, di Tutto il calcio minuto per minuto e della Hit Parade di Lelio Luttazzi, di Carosello delle imitazioni di Alighiero Noschese, del colonnello Bernacca e degli albori di una televisione che, allora, univa, insegnava.
Una buona maestra. Come Alberto Manzi.
Un libro – dall’elegante veste grafica che si deve a Gianni Latino – scritto in un linguaggio “verghiano”, mix di quei dialetti che sono la ricchezza della lingua italiana.
Un libro, venato d’ingenuità – grazie al quale possiamo ricordare i fanciulli che eravamo e riderne. Ma anche commuoverci. E trovar pace”.
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