Duro colpo dei carabinieri di Catania a due ‘gruppi’ criminali storici che operano in provincia con 18 arresti eseguiti la notte scorsa. Tra i destinatari del provvedimento anche l’ex deputato regionale siciliano Nino Nicotra, indagato per concorso esterno alla mafia e voto di scambio per un appoggio elettorale nel 2012.
Al centro dell’inchiesta ‘Aquila’ della Procura distrettuale etnea indagini del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania e dichiarazioni di collaboratori di giustizia che hanno ricostruito l’organigramma di due “gruppi” storici della “famiglia” di Cosa nostra di Catania: quelli di Acireale e di Aci Catena, già riconducibili al boss Sebastiano Sciuto, detto “Nuccio Coscia”, recentemente scomparso per cause naturali.
Un impulso alle indagini è arrivata dalla collaborazione, avviata nel luglio del 2015, da Gaetano Mario Vinciguerra, ex reggente del gruppo di Aci Catena, che ha ricostruito anche un elenco dettagliato delle imprese commerciali costrette, da anni, a pagare il “pizzo”. Scoperte estorsioni, consumate e tentate, nei confronti di otto imprenditori locali, alcune delle quali durate diversi anni, per agevolare il clan. Fatta luce anche sul tentato omicidio di Mario Giuseppe Tornabene, già responsabile del ‘gruppo’ di Giarre, avvenuto a Fiumefreddo di Sicilia il 28 agosto 2007.
Secondo due ‘pentiti’ avrebbe “disatteso gli accordi economici intrapresi con il boss Sciuto”. E all’agguato avrebbe partecipato anche il figlio del capomafia, Stefano Sciuto, già detenuto ad Asti per altri reati, con complici ancora da identificare. Tornabene fu raggiunto da tre colpi di pistola all’addome, che, fortunatamente, non avevano seguito, a causa della pronta reazione della vittima, che riusciva a fuggire. Parallelamente carabinieri della compagnia di Acireale indagato su tre soggetti vicini agli stessi ‘gruppi’ indagati per furto, estorsione aggravata, e in particolare nel settore delle auto rubate, attraverso il cosiddetto “cavallo di ritorno”, spacco di droga e detenzione di armi. Complessivamente i carabinieri hanno arrestato 15 persone e notificato il provvedimento cautelare del Gip ad altri tre indagati, già detenuti per altra causa.
L’indagine ‘Aquilia’ ha fatto luce anche su un giro di estorsioni a commercianti ed imprenditori nell’Acese, alcune delle quali protrattesi anche per molti anni, anche per oltre 20, coinvolgendo più generazioni di gestori di esercizi commerciali o titolari di aziende. Fondamentale per le indagini è stata la collaborazione delle vittime, e spesso a parlare sono state le seconde generazioni. Gli investigatori hanno individuato otto imprenditori sottoposti ad estorsione o a tentativi. Le vittime erano costrette a pagare il ‘pizzo’ con cifre comprese tra i 10 mila o 15 mila euro l’anno.
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