Aveva organizzato nel Catanese l’omicidio della figlia e finto anche il suo sequestro. Per Martina Patti, 24 anni, è cominciato a Catania il processo. Si sono costituite le parti e presentate le prime eccezioni procedurali. La giovane è rea confessa dell’omicidio della figlia Elena di quasi 5 anni, uccisa con un’arma da taglio nel giugno dello scorso anno. La piccola venne seppellita in un campo vicino casa, a Mascalucia.

I reati contestati

Il procedimento si celebra davanti alla prima Corte d’assise, presieduta da Sebastiano Mignemi, che ha disposto la sospensione dei termini di custodia cautelare. prossima udienza aggiornata al 23 giugno. La Procura contesta all’imputata i reati di omicidio premeditato aggravato, occultamento di cadavere e simulazione di reato. I nonni paterni e il padre della piccola vittima si sono costituti parte civile con l’avvocato Barbara Ronsivalle. L’imputata è assistita dal penalista Gabriele Celesti.

La confessione ma senza un perché

Le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Catania sono state coordinate dal procuratore Carmelo Zuccaro, dall’aggiunto Fabio Scavone e dal sostituto Assunta Musella. La donna avrebbe ucciso la piccola nel luogo del ritrovamento, un campo abbandonato vicino casa e poi avrebbe finto il sequestro della bambina all’uscita dall’asilo. Martina Patti ha confessato il delitto, ma non ha spiegato il movente. Una delle piste battute dai carabinieri del comando provinciale di Catania è  stata la gelosia nei confronti dell’ex compagno e padre di Elena, Alessandro Del Pozzo, 24 anni.

Il possibile movente

La scintilla potrebbe essere stata la sera trascorsa da Elena con i nonni paterni e la felicità  dimostrata dalla bambina nel frequentare la nuova compagna del padre. La sera prima di essere uccisa, la bambina ha dormito dai nonni. La mattina dopo la zia l’ha accompagnata all’asilo e la madre è andata a riprenderla ed è tornata a casa, a Mascalucia. Successivamente Martina Patti è  uscita nuovamente con l’auto, per creare un diversivo, quindi è ritornata nell’abitazione. E’ in quel lasso di tempo che sarebbe stato commesso il delitto. Poi ha fatto scattare la messa in scena: ha avvisato per telefono del falso sequestro i genitori e il padre di Elena, è  tornata a casa e dopo, accompagnata dalla madre e dal padre, è andata dai carabinieri a denunciare il falso rapimento.

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