I particolari del blitz all’alba nel quartiere catanese

Le microspie nel fortino degli spacciatori, poliziotti sotto copertura (VIDEO)

Per stanare il traffico di stupefacenti nel quartiere catanese di San Giovanni Galermo i poliziotti hanno dovuti infiltrarsi e piazzare microspie. Per la sua confermazione a forma di mezzaluna (da qui il nome dell’operazione, ndr), infatti, non è per nulla facile monitorare questa zona da sempre creata come un “fortino” della malavita. Una penetrazione che ha permesso di portare al blitz scattato all’alba di oggi che ha prodotto ben 34 misure cautelari. Ad essere smantellata l’intera rete dello spaccio che aveva creato un capillare controllo della zona.

I capi stanati dalle indagini

Nonostante le barriere e le fortificazioni allestite dal gruppo criminale, gli investigatori della sezione antidroga sono riusciti a piazzare videocamere all’interno della piazza di spaccio, riprendendo per mesi il fiorente traffico di stupefacenti e ottenendo gravi inizi di colpevolezza a carico degli indagati. E’ stato possibile in tal senso ricostruire soprattutto l’organigramma dell’associazione criminale che da anni controlla la zona, e di contestare il ruolo di capi promotori a Vito Claudio Gangi, inteso “Nino povero ammore”, Concetto Renato Consoli inteso “Ciccio a niura”, e Carmelo Ventaloro. Nel corso delle investigazioni è stato documentato che lo smercio delle sostanze stupefacenti si svolgeva in base a 5 precisi turni di spaccio, suddivisi per luoghi e distribuiti su diverse fasce orarie, ed avveniva sia in strada che all’interno di alcune abitazioni fortificate gestite dall’organizzazione e stabilmente dedicate all’attività di spaccio.

Poliziotti infiltrati

In un’abitazione al quarto piano di via Ustica, non potendo utilizzare telecamere esterne, la polizia ha impiegato agenti sotto copertura che per mesi hanno acquistato cocaina dagli spacciatori filmando le cessioni e i volti dei pusher che si alternavano nei turni di spaccio e consentendo di fornire una adeguata risposta investigativa a questa nuova diffusa modalità di gestione della piazza di spaccio che, per sfuggire alle videoriprese, ha arretrato il raggio di azione all’interno di luoghi chiusi.

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