E’ arrivata a Catania nave Aquarius, di Sos Mediterranée e personale di Medici senza frontiere, con a bordo 421 migranti, compresi 98 minorenni, soccorsi nel Mar Mediterraneo. All’ingresso nel porto e dopo l’attracco i ‘passeggeri’, soprattutto, donne hanno intonato un canto di felicità e ringraziamento.

Ieri sera, quando la nave era a 15 miglia dalla costa, è intervenuta una motovedetta della guardia costiera di Siracusa che ha evacuato e trasferito d’urgenza un bimbo di 3 anni, eritreo, che aveva convulsioni e crisi respiratorie. Con lui sono stati portati a Siracusa anche la madre e un fratellino. Il bambino ha ricevuto le prime cure all’ospedale Umberto I, ma è stato subito dopo trasferito alla rianimazione pediatrica di un nosocomio di Messina.

Facevano parte di un gruppo detenuto per diversi mesi a Sabratha, poi di recente trasferito a Bani Walid, ritenuto un centro nevralgico del traffico di esseri umani in Libia, i 421 migranti soccorsi da nave Aquarius e sbarcati oggi a Catania. E’ quanto emerge dalle testimonianze raccolte a bordo dai volontari di Sos Mediterranée. “Eravamo tutti nella stessa prigione a Sabratha – ha ricostruito un 26enne eritreo a bordo della nave – un mese fa, a causa della guerra, siamo stati separati in gruppi di 20 persone, caricati su dei furgoni e trasferiti a Bani Walid e poi ammassati in un’altra prigione dove abbiamo trascorso un mese. Il giorno prima della partenza siamo stati trasferiti in un altro posto, una spiaggia dove siamo stati costretti ad aspettare in pieno sole, senza né acqua né cibo. L’imbarcazione ha lasciato la Libia attorno alle 6 del mattino”.

“Nelle prigioni – ha aggiunto – venivamo picchiati con cavi elettrici. I libici non hanno umanità. Tutti noi eravamo proprietà dello stesso uomo, ‘the boss’, l’intero gruppo. Altre 600 persone appartenevano ad un altro boss”. “La professionalità della squadra dei soccorritori – ha spiegato Nicola Stalla, coordinatore dei soccorsi per Sos Mediterranée – ha reso possibile di portare a buon fine un’operazione di soccorso delicata. L’imbarcazione di legno era così sovraffollata da risultare molto instabile. Un momento di panico a bordo sarebbe stato sufficiente a farla capovolgere senza lasciare alcuna possibilità di salvezza per queste persone, tra cui le numerose donne e i molti bambini ammassati nella stiva. Grazie al sangue freddo del team e alle favorevoli condizioni meteorologiche il peggio è stato evitato”.