Quarta vittima per il morbillo quest’anno in Italia. Si tratta di un uomo di 42 anni morto la scorsa settimana a Catania. L’uomo non era vaccinato e risulta essere stato immunodepresso quindi soggetto a rischio.

Il caso si è verificato in Sicilia nella settimana 18-24 settembre ed è stato notificato il 20 settembre

Si aggiorna dunque il tragico bilancio dell’epidemia di morbillo nel nostro Paese, che fa contare a oggi 4.575 casi (erano stati 800 in tutto il 2016) con quattro vittime. Tra i contagiati, si legge nel bollettino settimanale aggiornato proprio oggi dal ministero della Salute (con l’Istituto Superiore di Sanità) l’88% non era vaccinato e il 6% e’ vaccinato con una sola dose.

Il 44% e’ finito in ospedale, il 35% con almeno una complicanza e il 22% in pronto soccorso. Si contano anche 300 casi tra gli operatori sanitari. Il picco si e’ registrato a marzo con 890 casi mentre a settembre, complice il lungo periodo estivo con le scuole chiuse, si contano finora 63 contagiati.

“L’inizio dei sintomi – si legge sul bollettino settimanale  ‘Morbillo in Italia’ dello stesso ministero – è avvenuto l’8
settembre (febbre) e il 10 settembre è comparso l’esantema. Gli  esami specifici confermano la diagnosi di morbillo”.

“C’è in atto un’epidemia di morbillo che ha picchi piu’ alti del solito, è piu’ prolungata nel tempo e che tende a colpire non soltanto l’infanzia, ma anche gli adulti”. Lo conferma dottor Mario Cuccia, responsabile del servizio epidemiologia dell’Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Catania, città dove è morto un 42enne per il morbillo.
“Dall’inizio dell’anno – rivela l’esperto – a Catania abbiamo avuto 165 casi, numeri inconsueti e molto alti che sono legati alle mancate vaccinazioni. Ci sono anche casi di persone vaccinate, ma sono pochi e il quadro clinico è molto più lieve. Si e’ alzata anche l’età media – aggiunge Cuccia – si attesta intorno ai 23 anni, con casi limiti che sono un bambino di pochi mesi e un 59enne. Non è più una malattia dell’infanzia”. Per l’epidemiologo dell’Asp di Catania, “l’unica strada è la prevenzione, e quindi i vaccini”