In prima linea contro la mafia. È il messaggio lanciato stamattina dalla Procura Distrettuale di Catania che, in una vasta operazione supportata dalla Polizia di Stato, ha smantellato il sistema criminale della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, storico clan catanese di Cosa Nostra. L’indagine, condotta dal Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile della Questura di Catania, ha portato all’esecuzione di 25 ordinanze di custodia cautelare, di cui 18 in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 2 all’obbligo di dimora.
Gravi accuse e reati aggravati
Le accuse sono pesantissime: associazione mafiosa, estorsione, usura, porto e detenzione illegale di armi, lesioni aggravate dall’uso di armi da fuoco. Un ventaglio di reati tutti aggravati dal metodo mafioso.
La struttura del clan e i nuovi vertici
Gli investigatori hanno ricostruito la rete di potere che vige all’interno delle due anime del clan, quella degli Ercolano e quella dei Santapaola. Nonostante la detenzione in regime di 41bis, il boss Mario Ercolano avrebbe continuato a gestire gli affari illeciti impartendo ordini agli affiliati. Grazie alle intercettazioni, sono stati identificati i nuovi vertici subentrati dopo gli ultimi arresti: Francesco Russo come capo, Salvatore Mirabella e Christian Paterno’ come luogotenenti.
Intrecci con la politica locale
Ma l’inchiesta getta luce anche sugli intrecci con la politica locale. Secondo gli inquirenti, il gruppo mafioso Santapaola-Ercolano avrebbe stretto un patto nelle ultime elezioni amministrative per sostenere un candidato vicino agli ambienti della criminalità organizzata. Una circostanza che, se confermata, aprirebbe uno squarcio preoccupante sui legami tra politica e mafia nel territorio.
Violenza e intimidazioni
I nuovi capi di Cosa Nostra catanese non avrebbero esitato a usare la violenza per ribadire il controllo mafioso del territorio. Pesanti le accuse su diversi pestaggi e intimidazioni, come l’aggressione in un locale di Acicastello ai danni di alcuni clienti, presi a colpi di pistola sul capo solo per incutere terrore.
Conflitti tra clan rivali
Particolarmente grave la sparatoria del 21 ottobre in via Poulet, roccaforte del clan rivale Cappello-Bonaccorsi. In quella circostanza, i killer di Cosa Nostra avrebbero risposto al fuoco esploso da Salvatore Gagliano, esponente degli storici nemici. Il conflitto stava quasi trasformandosi in guerra, se non fosse stato per alcuni summit mafiosi organizzati per evitare ulteriori spargimenti di sangue.
Ma il segnale lanciato dagli investigatori è forte e chiaro: lo Stato c’è e combatte la mafia senza sosta. Le manette scattate oggi sui vertici del clan Santapaola-Ercolano sono un monito per i criminali. Anche dal carcere si può continuare a gestire gli affari loschi, ma presto o tardi le maglie della giustizia si stringeranno.
I destinatari della custodia in carcere:
Amato Giuseppe, inteso “Peppe a ponchia” di 37 anni, Arena Angelo di 48 anni, Assinnata Salvatore di 52 anni, Barresi Letterio, inteso “Ettore” di 51 anni, Cacia Francesco di 42 anni, Castorina Angelo Antonino, inteso “Nino u firraru” di 33 anni, Ercolano Mario di 48 anni, Ercolano Salvatore di 46 anni, Fazio Carmelo di 60 anni, Iudicello Salvatore Antonio Pietro di 53 anni, Minnella Alfio di 37 anni, Mirabella Salvatore, inteso “u paloccu” di 59 anni, Paternò Christian di 43 anni, Platania Stefano di 27 anni, Rugeri Alessandro di 35 anni, Russo Francesco di 51 anni, Strano Carmelo Daniele di 34 anni, Zucchero Benedetto di 31 anni.
Ai domiciliari
Di Raimondo Concetto Salvatore, inteso “Alfio Kawasaki” di 47 anni, Pandetta Salvatore Ettore di 31 anni, Pelleriti Valerio Emanuele di 27 anni, Russo Diego Filippo di 23 anni, Santapaola Francesco di 26 anni.
Obbligo di dimora
Bella Santo di 58 anni, Scalia Salvatore di 67 anni.
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