Le parentele pericolose al Consiglio comunale di Catania, finite nel dossier della commissione regionale Antimafia, e l’audizione del primo cittadino etneo, Enzo Bianco davanti alla commissione nazionale.
Claudio Fava, che della commissione antimafia è vicepresidente, torna sul caso Catania chiedendo un intervento diretto del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, affinché nomini una commissione d’accesso.
Il deputato catanese, che oggi ha incontrato i giornalisti, ha illustrato il contenuto dell’interrogazione al titolare del Viminale in cui si chiede, facendo riferimento all’articolo 143 del Testo unico degli enti locali, l’istituzione della commissione che è il primo passo della lunga trafila che può portare poi ad un possibile scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose.
Fava ha anche ricordato di avere scritto al prefetto di Catania sulle presunte parentele pericolose e nell’interrogazione ad Alfano specifica: “Nessun cenno di risposta è arrivato dal prefetto di Catania né peraltro risulta che sia stata disposta la commissione di accesso sollecitata”.
Significativo anche il paragone avanzato dal deputato catanese con gli episodi di Castelvetrano, dove recentemente si sono dimessi 19 consiglieri comunali, e quello del municipio di Ostia sciolto la scorsa estate per mafia.
Il deputato catanaese è tornato a parlare anche dell’audizione di Enzo Bianco in commissione antimafia dello scorso gennaio ed ha giudicato le risposte del primo cittadino ‘non adeguate alla gravità del caso’.
Il sindaco ha poi replicato attraverso una nota diffusa dall’ufficio stampa del Comune: “L’on. Fava ha purtroppo cancellato Catania dalla sua memoria – si legge -. Non lo abbiamo avuto al nostro fianco nelle quotidiane battaglie per la legalità che da quasi tre anni portiamo avanti”
“A proposito di memoria – scrive ancora Bianco – l’on. Fava probabilmente non ricorda che fui io stesso a chiedere di essere ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia di cui lui fa parte. Scorda che chiesi in maniera chiara alla magistratura di accertare se vi fossero nelle segnalazioni dell’Antimafia regionale sul Consiglio comunale di Catania dei fatti non solo penalmente ma anche moralmente rilevanti. Ma se così non fosse, allora quello sollevato sarebbe soltanto un gigantesco polverone. E dispiace che, nel sollevarlo, si sia associata anche una persona come Claudio Fava”.
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