E’ ancora polemica a Catania dopo le nomine dei vertici delle partecipate. I primi ad insorgere sono stati gli esponenti dell’opposizione con Forza Italia e Fratelli d’Italia, ma è stato particolarmente critico anche il deputato renziano Gianfranco Vullo che in una nota ha bollato le indicazioni come ‘regalie di Bianco a Sammartino e Sudano’.
Oggi è la volta del consigliere comunale del Pd, Niccolò Notarbartolo, esponente della minoranza del partito che in una lunga lettera aperta (di cui pubblichiamo un ampio stralcio) non risparmia giudizi severi nei confronti della questione Partecipate.
Notarbartolo scrive che in attesa che “si concluda il percorso già avviato e si occupino con decisioni già note anche le ultime caselle libere della giunta, forse è necessaria una riflessione. Su cosa significhino queste scelte, ma anche su ciò a cui condurranno”.
“Questo valzer di nomine – si legge nella lettera – sembra raccontare una politica fatta di spartizioni di posti e mediazione tra precisi interessi. Schiacciata in mezzo è rimasta l’efficienza dei servizi offerti dal Comune e dalle sue partecipate. Sono state selezionate le professionalità migliori? Si è pensato a come rendere più funzionale la macchina amministrativa? In breve: esiste una strategia generale? Se sì, se ne parli. Perché, anche se qualcuno insistentemente lo nega, a Catania le cose vanno male”.
Notarbartolo ricostruisce che “i nuovi vertici sono facilmente riconducibili alle aree politiche che li hanno indicati. Di più: la quasi totalità di loro ha rivestito ruoli politici all’interno delle istituzioni”.
Significativo un passaggio in cui il consigliere comunale, vicino al parlamentare Giuseppe Berretta, attacca Enzo Bianco: “Il sindaco di Catania è stato bravissimo a declinare la rottamazione di renziana matrice in riciclo. Mi spiace scomodare Enrico Berlinguer, esercizio abusato da molti, però credo sia il caso di riprendere il vero significato della «questione morale» che lui teorizzava. «È una questione fondamentale per dimostrare che i partiti siano in grado di sapersi rinnovare veramente – diceva nel lontano 1981 – Mettere fine cioè alla commistione tra funzioni di partito e funzioni statali. Perché questo è il male da cui sono sorti tutti i fenomeni degenerativi nella vita pubblica e nella vita stessa dei partiti»”.
Notarbartolo rileva poi che “quella commistione oggi è perfetta e quei «fenomeni degenerativi» si sono ulteriormente aggravati. In un momento storico in cui la profonda debolezza dei partiti può essere presa come un dato assodato, il posto delle formazioni politiche, al cui interno si realizzava una mediazione, è stato assunto, invece, dai singoli politici che detengono il potere. O, peggio ancora, che ambiscono a detenerlo. E, come sempre in questo periodo, il partito democratico risulta “non pervenuto”. Non credo che Enzo Bianco si preoccupi particolarmente di tradire la memoria di Berlinguer, né credo che metterà in discussione le sue scelte”.
Entrando nel merito della vicenda catanese, Notarbartolo scrive che “le nomine di questi giorni sono state utili a sancire un principio incontrovertibile: per Bianco a Catania non esiste l’Accademia. Non esistono gli esperti, i professionisti, i manager. Secondo lui non esistono competenze, escluse quelle di chi frequenta i palazzi della politica o le segreterie di quegli onorevoli e senatori che hanno fatto e disfatto la città”.
E’ durissimo il passaggio della nota in cui il consigliere dem evidenzia che “la questione morale, evidentemente, non è affare del sindaco. Eppure è lui stesso che, più volte sconfitto dal centrodestra in passato, ha demonizzato i dieci anni in cui non ha amministrato il capoluogo etneo”.
Secondo Notarbartolo, però, “le nuove nomine certificano la continuità tra ieri e oggi. Gli stessi nomi, le stesse idee, gli stessi interessi sotto un diverso vessillo. Enzo Bianco sia onesto. E se ritiene che questa sia la migliore classe dirigente possibile si scusi con chi prima era oggetto delle sue accuse infamanti: Umberto Scapagnini, Raffaele Stancanelli, Raffaele Lombardo, Giuseppe Castiglione, Pino Firrarello e Giovanni La Via. A loro il merito di avere formato cotanti campioni politici. Ma il passato è troppo vicino: vantare una verginità inesistente è ridicolo. Lo facciano gli esperti di coerenza politica che in questi giorni si sono affrettati a difendere le scelte del sindaco. Loro – almeno – ridicoli lo sembravano anche prima”.
Le conclusioni del consigliere comunale del Pd sono amare: “Questo modo di fare politica non è utile alla città, perché non rende efficienti i servizi. E non è utile neanche alla politica stessa, perché dà ragioni e voce ai suoi detrattori”.
“Nel clima di sfiducia verso le istituzioni che contraddistingue questo momento storico – conclude Notarbartolo – pensare a salvare una classe dirigente già fallimentare non dovrebbe neanche essere considerata una opzione da vagliare. Non sono queste le decisioni da prendere per fare funzionare una città che oggi non funziona. Di questo sindaco si dice spesso che sia ostaggio e alla mercé di chissà quali compromessi. Una volta tanto abbia coraggio ed umiltà e dimostri di non esserlo”.
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