Rapina la persona che aveva contattato via internet e appena torna a casa si rade la folta barba nell’intento di non farsi riconoscere. Mossa che però non è bastata ad un giovane di 20 anni di Catania per sfuggire ai poliziotti che lo hanno riconosciuto e denunciato. Il soggetto è finito al centro di una serie di controlli organizzati dal commissariato di Librino mirati a contrastare l’illegalità diffusa nella zona territoriale di competenza.
I fatti
Un giovane dell’età di 20 anni è stato denunciato per il reato di rapina. Infatti, dopo aver contattato via web una persona che aveva messo in vendita una scheda video per computer dal valore di 500 euro, ha chiesto di incontrarla per un eventuale acquisto. Ma alla la presenza del venditore, approfittando di un momento a lui propizio, il ventenne, usando violenza, ha sottratto la scheda al proprietario, dandosi poi alla fuga.
La denuncia della vittima
A seguito della denuncia sporta dalla vittima della rapina, sono scattate le indagini condotte dagli agenti del commissariato i quali, a distanza di pochi giorni, hanno individuato il responsabile. Il ventenne nel frattempo, nel goffo tentativo di rendersi irriconoscibile, si era completamente rasato la folta barba. La successiva perquisizione ha permesso di ritrovare la refurtiva che è stata riconsegnata al legittimo proprietario.
Altro arresto per rapina
Nei giorni scorsi su disposizione dell’ufficio esecuzioni penali della Procura di Messina, i carabinieri della stazione di Belpasso nel catanese hanno arrestato la 35enne Fortunata Sesta, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura. La donna deve rispondere di sostituzione di persona, furto aggravato in concorso, furto in abitazione aggravato e rapina aggravata. La donna in particolare, appartenente ad un gruppo nomade dei “caminanti”, risulta essere autrice di una lunghissima serie di truffe ai danni di anziani in tutto il territorio nazionale. Il suo modo di agire prevedeva la partecipazione di altre complici con le quali, individuate le vittime, solitamente scelte tra anziani che vivono da soli in casa, si proponevano loro come assistenti sociali o dipendenti dell’Asp locale incaricate di dover svolgere attività di supporto nei loro confronti per l’espletamento di pratiche burocratiche. Spesso chiedeva soldi per fantomatici rimborsi.
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