Scoperti cinque lavoratori in nero le cui famiglie con il reddito di cittadinanza. I poliziotti del Commissariato Borgo Ognina, a Catania, hanno effettuato, unitamente a personale della Polizia Locale Reparto Annona, dell’Ispettorato del lavoro e dell’Asp Spresal, Igiene Pubblica e Veterinaria, alcuni controlli presso due noti bar che insistono nelle vicinanze del parco Vulcania. In tutto sono scattate sanzioni per un importo complessivo di circa 40.000 euro.
La scoperta nei bar del parco
In uno dei due esercizi commerciali sono state riscontrate carenti condizioni igienico-sanitarie all’interno dei locali destinati alla preparazione dei cibi, tavoli e sedie posti sul suolo pubblico senza le autorizzazioni e ben 5 dipendenti “in nero” i cui nuclei familiari, peraltro, sono risultati essere percettori del reddito di cittadinanza.
Sanzionate un ambulante abusivo
Nell’altro esercizio commerciale, è stata accertata la presenza di tavoli e sedie posti abusivamente sul marciapiede, ragione per la quale sono stati sottoposti a sequestro amministrativo. In ultimo, nei pressi di piazza Lincoln è stato controllato un rivenditore ambulante di prodotti ortofrutticoli, sanzionato per l’occupazione abusiva del suolo pubblico e per la mancata di revisione e copertura assicurativa del veicolo.
Ha barca a vela e prende il Rdc
Nei giorni scorsi le Fiamme Gialle della Sezione Operativa Navale di Milazzo hanno scoperto che un uomo prendeva il reddito di cittadinanza nonostante fosse proprietario di una imbarcazione a vela. La normativa che ha istituito il reddito di cittadinanza prevede che chi intende avvalersi della misura assistenziale non debba essere intestatario o avere nella disponibilità a qualunque titolo navi e imbarcazioni da diporto.
Barca immatricolata all’estero
Per eludere il fisco, il proprietario aveva immatricolato l’imbarcazione in Belgio, omettendo d’indicare il bene nella dichiarazione dei redditi fra gli investimenti patrimoniali e le attività finanziarie detenute all’estero, riuscendo a intascare indebitamente il sussidio.
Le indagini delle fiamme gialle
Grazie alla trasversalità dell’attività d’indagine condotta dai Finanzieri, basata sull’approfondimento dei controlli effettuati in mare, sul controllo incrociato con le banche dati e sulle acquisizioni documentali presso gli operatori economici presenti sul territorio, luomo è stato segnalato alla competente Autorità Giudiziaria e all’INPS per l’interruzione del beneficio e per l’avvio delle procedure per il recupero delle somme indebitamente percepite che ammontano a 15mila euro in poco meno di due anni.
Richiede il reddito con il marito in carcere per mafia, assolta
Era finita sotto processo per avere chiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza anche se il marito era stato arrestato per associazione mafiosa. La donna di 58 anni di Santa Flavia difesa dall’avvocato Nino Pagano è stata assolta dal gup del tribunale di Termini Imerese Claudio Bencivinni in abbreviato per non avere commesso il fatto. La richiesta era avvenuta il 30 gennaio 2020 mentre il marito era uscito dal carcere il 27 marzo dello stesso anno. Complessivamente era stato erogato un beneficio di circa 5 mila euro. E’ stata accolta la tesi del legale che aveva dimostrato che la donna aveva diritto al contributo perché l’omessa dichiarazione della detenzione del marito non inficiava la legittima percezione del sussidio. Adesso la donna può richiedere di nuovo il reddito di cittadinanza. Anche un altro uomo residente a Bagheria aveva scelto l’abbreviato ed è stato assolto sempre oggi. Per altre quattro donne e un uomo il processo prosegue con il rito ordinario.
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